Settembre, il lunedì dell’anno
Ho da sempre una particolare
scarsa disposizione ad accogliere i cambiamenti, soprattutto quelli di
stagione. Ed è così che mi sono ritrovata, anche quest’anno, a patire la fine
dell’estate e l’inizio di un nuovo tragico periodo di incertezza, con il consueto
mix di emozioni negative e contrastanti. Voglio farla breve: il ritorno dalle
vacanze è stato doloroso al pari di un addio. E per chi soffre della sindrome
dell’abbandono, sa di cosa sto parlando.
Ho vissuto 10 giorni intensi,
viaggiando con la sola preoccupazione di dove avrei dormito e mangiato. È stato
bellissimo provare questo senso di libertà. Ho lasciato a casa i pensieri, la
preoccupazione per la fine di un lavoro, le difficoltà oggettive che ho
riscontrato nelle relazioni sdrucite dal tempo e dal covid. Poi di colpo il
ritorno. Non mi è servito fare ordine a casa per rimettere ordine dentro di me.
No. È cominciato un lungo strazio emotivo, fatto di pensieri che mi hanno
(anzi, mi stanno) divorando dentro senza che io possa mettere un freno. Voi direte…tutto
questo ammutinamento interiore per una semplice virata del meteo e delle
temperature? Certo che no. Certo che non è stato il primo fresco a farmi
impazzire.
Vengo fuori – come molti del
resto- da un anno in cui ho ridefinito molti
rapporti della mia vita. È stata colpa dell’asocialità imperante a cui siamo
stati costretti? No. In un mondo iperconnesso, è sufficiente un like su
Instagram per dichiarare la propria presenza. Quindi non raccontiamoci bugie.
Ho visto amicizie importanti sfumare
senza una reale motivazione, che mi hanno lasciato un vuoto incolmabile a cui ancora
adesso cerco di dare un senso. Sto male, non lo nego. Un malessere che non
riesco a calmare, che vorrei tanto acquietare, se solo avessi la giusta dose
razionale per farlo. Il problema, appunto, è che non mi basta più neanche tutta
la razionalità di cui sono capace, perché quando qualcuno ti fa del male puoi
solo pregare che il dolore si sedimenti al più presto e che tu possa guardarlo
con disinvoltura dicendogli vaffanculo
sono più forte di te. Ma per arrivare a questi passaggi occorre del tempo,
e la verità è che, forse, dai dolori atroci e immotivati che ti piombano
addosso, non si guarisce mai. Neanche con l’aiuto di uno psicoterapeuta. Perché
è a lui che sto pensando di rivolgermi per stare meglio. Perché ci ho provato
con lo sport, che mi ha salvato in passato, ci sto provando con i pensieri
positivi, con le aspirazioni, le ambizioni, i buoni propositi, ma non è che sto
meglio. Mi passa per un po’, ma poi il mostro riaffiora, a volte in maniera
così violenta che non basta una corsa a togliermelo di dosso.
Ed ecco perché, quest’anno, odio
Settembre più che mai. Perché mi ha portato via quella spensieratezza che mi ha
regalato agosto. Perché è arrivato in fretta senza interessarsi realmente a
come stessi e a cosa avessi bisogno. Una canzone dei Green Day recita wake me up when september ends, forse è
la cosa di cui avrei realmente bisogno.
Settembre paradossalmente a me serve invece per placare l'ansia, agosto mi ha dato l'impressione di un'infinità di tempo che stava scorrendo senza controllo. Domani riprenderó la psicoterapia dopo quasi un mese di stop.
RispondiEliminaCe la facciamo sempre, dopotutto. Forse vale la pena di focalizzarsi su questo. Ti sorrido.
per fortuna sì! riusciamo sempre a rimanere a galla!
EliminaCiao, ti seguo silente da una vita, forse ho commentato giusto due volte perché ritengo i tuoi post molto criptici ma giustamente sono pensieri tuoi personali che lasci in una sorta di diario. In questo caso invece mi ritrovo nella tua situazione, anche se per me settembre è un mese di ripartenza, ho comunque subito un voltafaccia che reputo terribili da amicizie che consideravo non solo consolidate ma fraterne. Sono passati due anni e ancora il macigno, il dolore e anche un po' di rancore è ancora lì che sedimenta.. Lo sport mi ha aiutato e mi sta aiutando, per il resto ho semplicemente pensato di andare avanti fregandomene poco perché se han scelto di allontanarsi.. bè in fondo io non posso farci nulla. Di mio le ho provate tutte: chiarimenti, telefonate, whatsapp, non ha funzionato ma posso dire di non avere rimorsi né rimpianti.
RispondiEliminaCiao Sara e benvenuta o ben ritrovata! Mi scuso se a volte sono poco chiara, ma l'atavico dilemma (interesseranno mai i fatti miei agli altri?) a volte, anzi molto spesso direi, prende il sopravvento e allora mi basta buttare giù qualche riga per puro esercizio formale e mentale. Scrivere aiuta e a volte non importano le modalità, ma l'importante è tirare fuori quello che abbiamo dentro.
EliminaMi dispiace che anche tu abbia vissuto un abbandono o un distacco, la differenza è sottile. Continuo ancora oggi a chiedermi cosa ho fatto o cosa passa per la testa alle persone. Le risposte non arrivano e forse non saranno nemmeno soddisfacenti. Il tormento più grande è cercare di capire perché. Ma come detto sopra, tutto passa. Si impara a rimanere a galla, a sopravvivere (anzi a vivere) nonostante gli urti.
Ti capisco, vivo questa incertezza da anni, barcollo, alti e Bassi, ma niente riaffiora sempre una sorta di ansia che invade il mio presente, la mia precarietà lavorativa, condizionando le mie emozione alterandole. Non so fino a che punto uno psicologo può essere utile, forse capire quale può essere la punta dell'iceberg aiuterebbe di più. Nel mio caso ela precarietà lavorativa che mi rende debole fino a spezzare ogni corda e mi fa accasciare a terra stremata. Il periodo non aiuta. Ci vuole fermezza almeno nella speranza. Ovunque tu sia un abbraccio di comprensione.
RispondiEliminaUn abbraccio a te! Sono sicura che prima o poi arriva per tutti la giusta collocazione!
EliminaChi ti scrive si è rivolto a uno psicoterapeuta dopo aver esitato a lungo e senza troppa convinzione. A differenza di quasi un anno ti posso dire che rifarei esattamente la stessa scelta. Anzi, di più: è una delle scelte migliori che ho fatto.
RispondiEliminaSi tratta di prendersi cura di se stessi con l'aiuto di chi sa fornirti gli strumenti per farlo.
Non temere: tutto andrà bene.
P.S. Comunque anche io odio settembre, sempre foriero di cambiamenti: e io sono sempre stato uno per lo status quo...
Un saluto,
EM
E' una fortuna che la tua ansia caratteriale trovi un adeguato sfogo nel cambio delle stagioni. Se l'agitazione dovesse invadere aspetti più importanti della vita lo psicologo diventerebbe una necessità.
RispondiEliminaScrivo qui per caso seguendo le indicazioni dei blog preferiti da Martina.
Ciao.
E' una fortuna che l'ansia vada a riversarsi sul cambio delle stagioni.
RispondiEliminaSe così non fosse andrebbe ad occupare aspetti più importanti della vita.
Ciao.