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Visualizzazione dei post da gennaio, 2015

Pensieri al volante.

Ogni tanto mi piace allungare la strada prima di ritornare a casa. Mi piace guidare di sera. Gustarmi la via del ritorno nel silenzio della notte.  Mettere su un cd qualsiasi e cantare ad alta voce oppure rimanere in silenzio ad ascoltare. Farmi inglobare dall'atmosfera buia, dalle luci in lontananza, dalle nuvole che non si vedono. Raschiare l'asfalto con la mia macchina e sentirmi padrona della strada deserta. Girare in tondo per godermi il più possibile la solitudine e la pace che solo la notte può regalarti. E' così bella la notte. Vorrei gustarmela tutta. Guidare fino a quando non diventa giorno.  Potrei provarci. Macinare km senza una meta. Sarebbe bellissimo. E invece mi fermo in una piazzola di sosta. E scrivo. Sono qui che scrivo, sullo schermo piccolissimo del mio telefono. Qualcuno mi avrà preso per matta, non capendo cosa ci faccia alle 11 di sera in una piazzola di sosta di una statale buia e deserta. Scrivo. E assaporo la notte. Il suo

Anna C

Il mio monologo su Agrado ha avuto uno scarso successo. Ho recitato di merda, presa dall'ansia, ma non solo. Maloet alla fine mi ha detto testuali parole si vede che non ti sei divertita nel farlo, non c'eri proprio. E non è dovuto all'ansia. Ti sei dimenticata che sei un trans  (Agrado è un trans).  Se ci fosse stata una lavagna, mi sarei nascosta dietro per la vergogna. Non solo, avrei pianto a dirotto, perché il pensiero era unico: come posso provare le emozioni di un altro, se non sono in grado di provare le mie?  Sono tornata a casa con un senso enorme di sconforto, ripetendomi come un mantra che il teatro non fa per me e che è meglio lasciar perdere. Però sono testarda e questa cosa mi sta piacendo troppo per abbandonarla. Lunedì scorso l'ho rifatto e mi sono presa i complimenti del maestro.  Questa volta è andata molto meglio, stando a quello che ha detto lui. E in effetti sul palco ero più sciolta, ho cercato di impostare la voce alla giusta to

Hemingway

Hemingway si chiedeva se fosse necessario essere emotivamente stabili affinché la scrittura fosse buona. Non so se ha trovato risposte alla sua domanda, so solo che io per scrivere devo essere emotivamente instabile ( viziata ed insensibile , giusto per rimanere baustelliana). Come lo sono adesso e come lo ero ieri, quando ho riaperto il mio vecchio blog.  Ho riletto solo gli ultimi mesi prima di chiuderlo per un senso inspiegabile di angoscia.  Minchia ma quanto ero pesante da 1 a blocco di cemento armato?   Ero,  sicuramente,  fortemente instabile a livello emotivo.  Il 99% dei miei post erano monotematici: questo amore non corrisposto per siamosoloamici. Io, lui, la sua indifferenza, io che sguazzavo nel dolore, lui che spargeva il suo seme nell'interland dell'ameno paesello. Poi stop. Zac! Un bel taglio. Chiuso il blog, chiuso questo rapporto marcio, che inspiegabilmente e per fortuna è diventata una sana amicizia. Ricordo che all'epoca, per entrare ne

Body Worlds

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Come ben sapete, lo scorso weekend sono andata a Roma per la mostra Body Worlds .  Sì, ci sono andata appositamente per quello, approfittando di un biglietto molto economy offerto da Ryanair. Body Worlds è una mostra scientifica, realizzata grazie al lavoro di un anatomopatologo tedesco che ha inventato la tecnica della plastinazione, ovvero una tecnica attraverso la quale i corpi, di coloro che donano appunto il loro corpo alla scienza, vengono resi immortali.  E' un processo molto lungo, circa 1500 ore di lavoro, quindi un annetto, basato essenzialmente sulla fissazione degli organi e tessuti con formalina.  Una tecnica fighissima a mio parere. E' una mostra, secondo me, per addetti ai lavori o per appassionati del corpo umano, ovvero non puoi presentarti lì se non sai l'ABC dell'anatomia. Devi sapere che forma ha un fegato e dove si trova. O cosa è una fibra muscolare, la ghiandola pituaria e l'osso spugnoso. Se non lo sai, però, puoi impararlo

Le tragedie del venerdì sera.

Domani parto. Starò due giorni nella capitale. Obiettivo: la mostra Body Worlds. Se non sapete di cosa tratti, visitate il sito. Ma attenzione : vale solo per stomaci forti. Ho messo giusto due-tre cose nel mio bagaglio a mano. Ma è crisi profonda. Non so se vestirmi da barbona o da fighetta. Al momento ho messo una gonna, una maglia, un abito per la cena di domani sera, ma partirò con jeans e maglione XXXXL. Con chi vado? Eh. Mistero. Nel frattempo mi è appena caduta una boccetta di smalto rosso, il mio preferito, sul pavimento. No comment. Non innervosiamoci , please. Avevo deciso di non uscire stasera e invece Lord, che vive a Nottingham, mi ha invitato a cinema. Lord, hai sbagliato persona. Gli ho scritto quando mi ha contattato su vuozzapp. Non sono scemo, sono nell'ameno paesello. Cambio di programma. Ho rilanciato con il teatro. Lo porto a vedere uno spettacolo, "una parabola moderna che racconta i conflitti interiori scaturiti nell'animo di un uomo qua

Una musica può fare.

Ballare. Pensare. Scrivere. C'è una musica per tutto nella mia vita. Non solo per quelle tre azioni che mi vengono in mente adesso. Mi chiedo se potrei esistere davvero senza che una canzone mi accompagni. Ora, per esempio, ho un velo di tristezza a solleticarmi il cuore. E ascolto Amy Winehouse. Lei mi piace, perché mi rilassa. Però, allo stesso tempo, mi fa galleggiare in questa tristezza. Basti pensare al suo talento volato così, perso chissà dove. Chissà se in cielo diletta gli angeli con la sua voce. Mah. Avrei bisogno di scrivere tante cose. Ma credo che questo non sia lo spazio adatto. Preferisco tenermele dentro per un po'. Al caldo. Lontano da tutto e da tutti. In questi giorni, penso spesso alla mia vita a Verona. In un certo senso ero anestetizzata. Mi aggrappavo a quello che mi mancava, ma per il resto mi sentivo protetta tra le tre-quattro cose che riempivano  le mie giornate.  Il tirocinio, la spesa, il pranzo e la cena da preparare, il bu

Non ho voglia di pensare ad un titolo.

Esistono giorni in cui non ho voglia di fare niente. Più degli altri giorni. Eh.  Soffro di questa patologia, ahimé. Ma credo di non essere l'unica su questo pianeta. Lavorare da casa non fa che peggiorare le cose. Mi distraggo facilmente, rimando, messing about , poi faccio seriamente, poi arriva la sera e la frase Non ho concluso un caiser . In realtà concludo qualcosa, il problema è che vorrei arrivare sempre a depennare tutte le cose che mi prefiggo di fare alle 9 del mattino di ogni giorno. Senza rimandarle all'indomani.  Stamattina mi sono svegliata presto.  Io non sogno quasi mai, ma stanotte è successo. Credo di aver sognato un bel po'.  Che poi erano perlopiù sogni angosciosi.  Tipo ho sognato una cosa assurda, che può essere verissima. Come non trovare un posto dove dormire a Roma il prossimo weekend. O non riuscire a guardare la mostra Body Worlds perché perdo tempo a capire come arrivarci. Poi mi sono svegliata per fortuna.  Ma ci ha p

Agrado.

Mi chiamano Agrado perché per tutta la vita ho sempre cercato di rendere la vita gradevole agli altri. Oltre che gradevole, sono molto autentica  [Tutto su mia madre - film di Almodovar] Comincia così il monologo che dovrò recitare stasera. Che vergogna .  Ho avuto una settimana di tempo per impararlo, ma in realtà ho cominciato a studiarlo solo un'ora fa. Lunedì scorso, Maloet ha proposto diversi monologhi. Ognuno era libero di sceglierne uno. Ho scelto questo senza sapere cosa realmente dicesse, ma solo perché tra quelli proposti era l'unico film che avevo visto. Cioè mi ricordavo solo questa frase e ho pensato che, in un certo senso, potesse essere fatta su misura per me. Per la prima volta mi sto cimentando con un copione (escludiamo per favore le pessime recite scolastiche). Non solo. Devo emulare alla perfezione tutto: timbro di voce, gesti, sguardo.  Peccato che io non abbia le tette rifatte. Non che le voglia per carità , ma nel video alla tizia si vedon

Intermezzo soft-porno. E anche soft-incazzato.

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Milano, Parco Lambro. Festival del "Re nudo" - Bambina nuda tra la folla Gabriele Basilico (1976) FB non mi fa mettere questa foto come immagine di copertina. La ritiene offensiva. Con chiari riferimenti sessuali. Mah. Io la trovo irriverente. Ma non abbastanza da crederla offensiva. Sfacciata. Non convenzionale. Mi ricorda tanto quando ero piccola. Non che andassi in giro nuda. Sia chiaro eh. Però quando andavo al mare ed ero piccola piccola, credo che mia madre non mi facesse mettere il costume. Credo. Perché poi i miei primi ricordi sono con un costume azzurro intero. E delle orrende stampe fluo, esplicitamente anni 80.  Per colpa di questa foto non posso pubblicare e taggare foto per 7 giorni. Non solo. Se ci riprovo (visto che l'ho fatto già due volte) mi bloccano. Aiutoooo. Pauuuuraaaa. Provo a consolarmi con la musica. Quella gran figacciona di  Banks . La mia musica soft-porno preferita. Mi si blocca Spotify. Diventa inaccessibile (#ecche

Via Brioschi 62.

A Natale, un mio amico mi ha regalato un libro. L'ho lasciato sulla mia scrivania per tutto questo tempo, a nutrirsi e sporcarsi di polvere. L'ho solo ogni tanto spostato per fargli credere che potesse avere un senso. Il titolo mi faceva paura, perché è una promessa potente e, per certi versi, dolorosa. Due giorni fa l'ho preso e aperto casualmente. Ci ho trovato due o tre frasi convincenti a tal punto da risucchiarmi per un'ora. Ho letto un po' di pagine senza interrompermi. Con evidenziatore e matita alla mano. Non solo. Sembrava che qualcuno mi stesse rispondendo. Che quel libro non fosse altro che la raccolta dei pensieri della mia vita. Di questo blog. Delle mie relazioni o pseudotali. Delle mie giornate e del mio passato. Ovviamente scritte con una penna impeccabile. Non l'ho ancora terminato. Lo sto leggendo lentamente, sto studiando attentamente quello che c'è scritto. Vorrei tatuarmelo addosso. Perché so che potrebbe appartenermi in eterno

Un anno fa e i magoni che non sono spariti.

Viaggio spesso con i ricordi.  Oggi è stato ancora tutto più facile. Ho letto la data sul calendario e con la mente sono volata subito ad un anno fa.  Al 13 gennaio del 2014. Alle 9.30 di quel lunedì mattina uggioso, mi presentai in laboratorio. Un laboratorio che non conoscevo affatto e che avevo visto solo di sfuggita, qualche mese prima, quando ero andata per fare il colloquio con quello che sarebbe poi diventato il mio capo. Fu un giorno particolare. Me lo ricordo ancora. Era il PhDay , ovvero il giorno in cui tutti i dottorandi presentavano i loro progetti e i risultati conseguiti all'intero dipartimento.  9h di full immersion in conversazioni scientifiche e in inglese .  Passai l'intera giornata accanto a quello che si sarebbe rivelato il collega più scorbutico e orso del laboratorio, ma anche (forse) il più bravo.  Tornai a casa con un mal di testa allucinante e, chissà per quale motivo, i nervi a fior di pelle.  Ora che ricordo, dopo il laboratorio,

Comunque, anch'io non ho molte parole.

Comunque, anch'io non ho molte parole, anche perchè noi due ne consumiamo già tante, se non che ti voglio bene e che quindi non cambierà nulla, se non le modalità con cui ci romperemo i coglioni vicendevolmente :-) Bacio scema Ciao Emme. Io non ho avuto il coraggio di dirtelo. Che ti voglio bene.  Non ho avuto neanche il coraggio di dirti quello che penso. Anche se lo sai.  Oggi le mie parole erano strozzate, ma credo tu abbia fatto scorta dei miei occhi umidi.  Magari ritornerai qui, come è successo quella volta tramite una banale ricerca google.  E se passerai, troverai scritto che ti voglio bene anch'io. Ma nel frattempo, spero di avertelo detto anche di persona. Buon viaggio.

Questo.

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Selfie alternativi Sembrava una giornata di primavera. E lo era. Sono uscita con il giubbino di pelle, quello nero comprato a Verona e un maglioncino di cotone rosa shock. Mi sentivo una 16enne, ma mi piacevo un sacco. Per una volta, mi sono guardata allo specchio soddisfatta dell'abbinamento rockettaro dei miei capi. Sono andata al mare, a farmi baciare dal sole. A respirare attimi di solitudine. A farmi accarezzare dalla bellezza naturale. Dal silenzio dei miei pensieri. Ho portato con me un libro, ma ho abbandonato subito l'idea. Il mare mi ha richiamato con tutta la sua forza e non ho saputo dirgli di no. Avevo anche la mia Moleskine, ma ho preferito lasciarmi incantare piuttosto che abbassare lo sguardo su delle pagine bianche. Che cosa mi serve per essere felice? Questo. Le guance rosse. Il mare. Il vento tra i capelli. La pelle accaldata. La libertà. La solitudine di certi momenti. Cantare a squarciagola in macchina e lasciare che gli altri mi guardino stor

So fingere benissimo.

Michi hai messo tutto in valigia? Questo può servirti? E questo? Aspetta, ma tutti questi libri dove li metto? E gli smalti? E i trucchi? E tutti i completini intimi?  E le scarpe con il tacco, servono sul serio? Un anno fa le valigie si chiudevano. E io mi preparavo per partire. Il treno delle 23.36, quello che avrei preso almeno una volta al mese nel periodo successivo, mi aspettava al binario 2. Era un periodo di merda. Ma ne sono uscita vincente. Ero tutto sommato felice, anche se avevo il cuore a pezzi. La partenza è stata una benedizione.  Quanto ho odiato il Natale. I sorrisi della gente, il mio recitare senza pudore.  Testadic, responsabile di tutti buchi neri che mi portavo dentro. Che stronzo. E pensare che adesso siamo diventati pure ottimi confidenti.  Eppure vorrei tornare tanto a quella sera di gennaio in cui ho salutato la mia stanza, abbracciato gli amici, versato qualche lacrima e sono andata via. Vorrei riprendere quel treno, quello delle 23.36

Fade into you.

[ Fade into you - Mazzy Star ] Chissà quante domande ci portiamo dentro a cui non diamo risposte.  Oppure tante risposte a cui non siamo in grado di affidare una domanda. Rompicapi. Curiose voragini dentro le quali ci si immerge. E ci si perde. E' il rischio che si corre. E' pericoloso, ma ne vale la pena. Forse non sempre. Ma è il metro di misura della nostra volontà di vivere per davvero. Mi piace immergermi nelle cose, nella vita che scorre e si manifesta nelle sue più svariate forme. E' un pericolo costante, mi faccio male, ma riesco a guardarmi i lividi soddisfatta.  E' un paradosso, una contraddizione per una che non si lascia scrutare minimamente. Che lascia sempre gli altri sulla soglia della sua anima. Sono egoista. Lo so. Non lascio mai le chiavi di casa a nessuno, nessuno ha il diritto di entrare nei miei angoli bui.  L'interruttore lo conosco io e le mie parole. Questo angolo così tremendamente pubblico e pure strettamente mio. Un

Vaneggiamenti.

Lei avrebbe voluto chiamarlo.  Lo desiderava a tal punto da prendere un aereo e presentarsi a casa sua. Anche se non sapeva dove abitava.  Ma non importava. Bastava il suo cuore a darle una meta. Una destinazione.  Gli avrebbe scritto un messaggio. Un indirizzo preso a caso dalla cartina. Si sarebbe fatta trovare lì, nel suo vestito migliore, con le labbra rosse rivestite di desiderio.  Il desiderio di sorridergli, di corrergli incontro e baciarlo.  Fantasticava questo mentre cercava di scrivere il report per il suo capo. Non era riuscita neanche questa volta a finirlo.  Era lui il suo chiodo fisso. Era lui la presenza che si era infilata nei suoi pensieri, senza chiedere permesso, senza chiedere uno spazio che fosse lecito.  Un pensiero prepotente che inglobava i suoi neuroni e piano piano si sarebbe fatto spazio anche tra le pieghe del suo cuore.

Nel fantastico mondo delle chat.

[ Per un'ora d'amore - Antonella Ruggero & Subsonica ] Qualche pomeriggio fa ero annoiata e in preda ai sensi di colpa. Avrei potuto spendere il mio tempo in miglior modo, ma una strana apatia mi pervadeva i sensi. Avrei dovuto studiare, per esempio, cominciare a stilare il report dei miei primi (quasi) due mesi di dottorato. E invece mi sono piazzata davanti al pc, sperando che il monitor mi ispirasse qualcosa di logico. Dopo una mezz'oretta passata inutilmente su FB, a pregare che qualcuno mi considerasse mentre andavano in sottofondo i video di Fabi su youtube, ho avuto la brillante idea di entrare in chat (ovviamente rincarando la dose dei sensi di colpa per il fancazzismo dilagante). Ve le ricordate le chat dei primi anni 2000? Io quasi. Le usavo pochissimo. All'epoca non avevo il tutto illimitato e neanche il wi-fi (credo non esistesse tra l'altro). La navigazione in internet era a consumo e per evitare bollette salate, mi limitavo all'

Rimuovi dagli amici.

Rimuovi dagli amici. Chissà perché un semplice clic su quella scritta mi mette sempre così tanta ansia. L'ho fatto. Ho cancellato Lui dagli amici. Non ha senso averlo lì su facebook a interessarsi, eventualmente, della mia vita. Anche se quella che si interessa ancora un po' della sua sono io.  Ecco, diciamo la verità. L'ho cancellato perché non vorrei avere la tentazione di sbirciare il suo profilo quando sono giù. Ma anche quando non lo sono, per deprimermi quei 5 minuti durante il giorno, come se fossero prescritti dal medico, come se dovessi a tutti i costi assicurarmi la mia dose di tristezza giornaliera. E' un pezzente di fatto, ma soprattutto di spirito. E se normalmente i miei giudizi sugli uomini non vanno oltre lo stronzo o bastardo , questa volta devo ammettere che il disgusto per quest'uomo supera davvero ogni commento negativo che ho accumulato negli anni e nelle mie esperienze con il genere maschile. Non ve ne ho parlato e non lo farò

Buoni propositi, possibilmente da NON ignorare.

Buon anno a tutti. Spero che il vostro anno sia cominciato meglio del mio.  Io sono rimasta per metà giornata abbracciata alla tazza del water e per l'altra metà nel letto con un mal di testa allucinante. Non credo sia stata colpa dell'alcol o forse sì, ho bevuto tanto ma sono ritornata a casa sulle mie gambe e molto lucida. Probabilmente avrò mangiato qualcosa che mi ha fatto male, oppure mi sarò presa semplicemente molto freddo.  Spero che il 2015 non prosegui come è iniziato e soprattutto che porti con sé una dose minore di mal di testa, visto che è stato il principale problema di cui ho sofferto per tutto il 2014. Ho anch'io la mia personale lista di buoni propositi, che potete anche non leggere. Li scrivo per me, semplicemente un promemoria da tenere sotto controllo durante l'anno e possibilmente da osservare se non con rigore almeno con una parvenza di costanza e continuità. Mangiare sano e smettere di bere.  Ok, questo è il proposito giornaliero