Post

Visualizzazione dei post da febbraio, 2016

Primo appuntamento.

Non esco con un ragazzo da quest'estate. Quelle cose della serie dai, ci prendiamo una birra e mangiamo qualcosa insieme. Nel mezzo ci sono stati incontri casuali. Quelle cose usa e getta che non richiedono la fatica del parlare, ergo quella del conoscersi. Mi sono sempre sentita inadeguata. Inadatta. Non pronta. E così ho detto un po' di no. Anche a ragazzi molto carini. La situazione non è cambiata. Ma ho capito che non è un problema di chi ho di fronte. Ma mio. E stasera ho deciso che devo affrontarlo. Che quattro chiacchiere con la prossima persona che non rivedrò più non mi faranno male. Sì, avete letto bene. Ho già deciso che non voglio rivederlo. Che non mi deve piacere e che non si deve in nessun modo legare a me. Sono patologica, lo so. Ma mai come in questo momento sento di aver alzato dei muri che non voglio abbattere. Quando vi ho parlato delle lacrime versate per Perfetti sconosciuti , ho omesso di dirvi che quelle storie mi riguardano così da vicino,

Non ci ho capito niente.

Mi sa che è questo il mio limite: mi mancano le conclusioni, nel senso che ho l'impressione che niente finisca mai veramente. Io vorrei, vorrei davvero che i dispiaceri scaduti, le persone sbagliate, le risposte che non ho dato, i debiti contratti senza bisogno, le piccole meschinità che mi hanno avvelenato il fegato, tutte le cose a cui ancora penso, le storie d'amore soprattutto, sparissero dalla mia testa e non si facessero più vedere, ma sono pieno di strascichi, di fantasmi disoccupati che vengono spesso a trovarmi. Colpa della memoria, che congela e scongela in automatico rallentando la digestione della vita e ti fa sentire solissimo nei momenti più impensati. [Non avevo capito niente - Diego De Silva] Vorrei trovare, ogni tanto, il coraggio di lasciare andare.  Ho riflettuto molto in questi giorni su questo. E sapete una cosa?  Non ci ho capito niente.

[FIlm] Perfetti sconosciuti

Immagine
Torno a casa un po' sconvolta dopo aver visto questo film. Devo asciugarmi ancora le lacrime, nonostante l'attesa dei titoli di coda (il momento migliore per piangere) e qualche km per tornare. No, non mi aspettavo di piangere. Sì, tra gli effetti collaterali di  Perfetti sconosciuti c'è rischio apertura condotti lacrimali . Tralascio sul film -che a tratti sembra monotono e lento, probabilmente dato dal fatto che ha un'unica ambientazione- e vi parlo subito di quelle considerazioni che mi hanno un po' scosso. Perfetti sconosciuti. Siamo questo in un rapporto. Di qualunque natura esso sia. Amici, conoscenti, coniugi, trombamici, frequentanti, scambiatori di email, stimolatori di genitali, messaggeri cronici. Siamo degli sconosciuti . Sconosciuti che si portano dentro una marea di cose che non diciamo. Che non mostriamo. Che non raccontiamo. Che facciamo fatica a nascondere. O che paradossalmente siamo così bravi a nascondere. Non si può sapere tutto del

Gli scritti del 2009.

Ieri mentre mettevo in ordine la mia scrivania/libreria, mi sono imbattuta in scritti risalenti al 2009, che un po' di tempo' fa avevo cominciato a stampare per rileggerli con calma. La verità è che non li ho mai riletti, non ho fatto altro che spostarli da un lato all'altro della mia scrivania, evitando che prendessero tanta polvere. Stamattina li ho messi in borsa con l'intenzione di leggerli in treno, ma niente. Ci proverò domani, sempre che non venga risucchiata da Vincenzo Malinconico. O peggio ancora da un attacco di narcolessia. Quello però che mi ha portato a riflettere, e di conseguenza a scrivere, è che io in quell'anno ho scritto tantissimo. Tipo che scrivevo 2-3 post al giorno. Sicuramente non avevo un caiser da fare. Sicuramente ero più triste e insoddisfatta di adesso. O meglio, ero triste in modo diverso. Perché non conoscevo ancora i problemi reali della vita e la rottura con l'invertebrato che mi portavo dietro mi sembrava una catastr

TRENTA

Quindi, sì. Sono TRENTA.  E io me li sento tutti.  Perché sono stati anni intensi, anche se non ho girato il mondo o non ho vinto il Nobel (ci sto lavorando eh).  Anni così intensi, pieni di ferite, ma anche feritoie, da dove è stato possibile-ogni volta- ricominciare. Sono cresciuta.  Non sono più quella bambina con un caschetto fastidioso che si metteva in posa con una mano sotto il mento.  Non sono più neanche quella mocciosa smorfiosetta nerd che non guardava i cartoni ma leggeva libri e ascoltava le canzoni in inglese con le musicassette. E ancora, non sono neanche più quella ragazzina introversa e snob che se ne stava per i fatti suoi a scrivere pagine di diario, dedicate ad un fantomatico Luca. Sono diventata più simpatica, insomma. Ma ancora un po' snob. Un po' cinica. Un po' fredda. Sempre con una dose di razionalità a portata di mano. E quella sensibilità che mi fa piangere ancora mentre ascolto una canzone.  Sicuramente un po' rot

Dal regionale 12504 è tutto.

Uno pensa che il treno sia un luogo anonimo dove la gente ama scambiarsi sguardi su sedili che sanno di umanità. E in effetti è così per chi sui treni ci sale ogni tanto. Ma per quelli che del treno fanno una seconda casa, quelli come me affetti da pendolarismo seriale, il treno diventa un posto dove si raccontano storie, ci si meraviglia delle abitudini, si osservano pregi e difetti, si presumono vizi e virtù, si scoprono tradimenti.  Sì, tradimenti. Perché la gente tradisce e ormai non è più una novità.  Qualche giorno fa fui colpita da una coppia che discuteva cercando di tenere bassa la voce. Ci riuscirono benissimo, perché il climax arrivò solo quando lui le disse SEI UNA STRONZA per tre volte. E io, nonostante i miei auricolari, non riuscii ad evitare di leggere il labiale e ascoltarne la pseudo pacata voce.  Entrambi avevano la fede, quindi pensai subito ad un vacillamento coniugale, una di quelle solite discussioni che ogni tanto fa scricchiolare il talamo dell&#

Sulla panchina.

Non pensavo che sarei mai arrivata ad un punto in cui avrei tirato le somme della mia vita e ci avrei visto tutto nero. Non ci siamo proprio. E' come se stessi tirando i fili della mia esistenza con i denti, trascinando tutto quello che sono con la sola forza della parte più fragile del mio corpo. Sento che mi sono crollate addosso le torri gemelle dell'infelicità.  Sono letteralmente sepolta da una forte insoddisfazione che mi sta togliendo, un sorso alla volta, tutta la gioia di vivere di cui ero portatrice sana.  Sorrido, ma fingo. Perché è più semplice fingere che vada tutto bene. Del resto, nessuno capirebbe. Neanche tu, mio caro lettore o lettrice. E non prendertela se ti dico che non puoi neanche lontanamente sapere cosa provo. Perché l'insoddisfazione e l'infelicità sono le neoplasie dell'anima, di cui ognuno ha un modo tutto personale di provare e sentire. Io pensavo che fossero curabili. Con lo sport, con il mare, con i tramonti, con il