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Visualizzazione dei post da febbraio, 2015

Due-tre cose. Anzi quattro.

1. Sono stanca. Ma stanca stanca. In questa settimana ho stravolto la mia vita. E ogni giorno mi chiedo se ho fatto la cosa giusta. Ma va beh. Non ho avuto una sera libera. E mi sto seriamente chiedendo per quanto tempo posso mantenere questi ritmi. Sveglia presto-fare la pendolare-passare una giornata fuori-teatro e palestra non sono associazioni vincenti. Vorrei avere risposte entro martedì, data di scadenza dell'abbonamento in palestra, così decido se rinnovarlo e andare con una flebo a lavoro, oppure no. 2. Mi sono innamorata di Giovanni Caccamo. Sì, lui, il vincitore di Sanremo Nuove Proposte. Ah, ora che ci penso avevo scritto un post che non ho ancora pubblicato. E che non pubblicherò. Qui si dice passato il santo, passata la festa . 3. Ho ricevuto i primi due mesi di borsa. Yuppi. Ho già prenotato un weekend a Firenze per il Van Gogh Alive, e ne sto progettando un altro. 4. Oggi sono riuscita a parlare con Rosso Malpelo ed è stata la mia dose di serot

50 sfumature di minchiate bis

Diciamo le cose come stanno: il film fa cagare, forse ancor più del libro (se volete, ho scritto qualcosa anche sul libro qui ). Non ci sono mezzi termini, il mio è proprio un NO. Ma vedetelo se siete curiosi, lasciate perdere gli intellettualismi di coloro che dicono “non leggo libri così” , “ non regalo soldi per un filmetto del genere” e tante altre amenità. Il film è al di sotto di qualsiasi aspettativa: non ci sono scene di sesso eclatanti, anzi in commedie tipicamente italiane ho visto fare di peggio. Non solo, il film è di una banalità assoluta che rasenta il ridicolo. Ma partiamo dalle cose positive: la sceneggiatura e la colonna sonora. Beyoncé ha finalmente fatto una versione degna della sua Crazy in love…ne sentivamo l’esigenza vero? Altri punti positivi non ce ne sono. Ah, Dakota come si chiama lei, in arte Anastasia Steele, figa come non mai nella sua bellezza acqua e sapone, ma di una stupidità incredibile. Piccolo particolare: la prossima volta, qualora ci foss

INFARTO.

Sono letteralmente sconvolta. Devo riprendermi un attimo. Calma. Ora mi spiego. Sto scrivendo di getto mentre chatto su FB con una mia amica che è a Dublino. Ho conosciuto l' architetto tramite lei. Un ragazzo bruttino ma che con la sua riservatezza mi ha conquistato sin da subito. Ci siamo rincontrati in discoteca (dove mezzi brilli ci siamo scambiati un po' di mucose) e poi in palestra dove abbiamo avuto modo di parlare un po' di più. Niente di ché, i soliti discorsi che si fanno. Poi ho smesso di andare in palestra e non ci siamo più visti, se non sporadicamente in giro. Ho ripreso l'attività fisica solo qualche settimana fa e l'ho rincontrato. Abbiamo parlato come al solito e poi siamo ritornati ai nostri esercizi. Ultimo incontro il giorno del mio compleanno, nel locale dove ho festeggiato. Oggi parlando con la mia amica scopro che l' architetto è partito per l'Australia. Mi è preso un colpo. Comeeee?? Ma se una settimana fa era qui! Ci s

CRISTINA

[ Tell her you love her - Echosmith ] Era il 18 settembre. Ricordo bene quel giorno, uno stupido giovedì di metà mese, con l’estate che ormai salutava la nostra pelle e l’autunno che si affacciava nelle nostre vite. 40 scatoloni, un sacco di soldi spesi per impacchettare una storia durata due anni, le lenzuola sfatte dopo l’ultima notte passata insieme. Fumavo quella che avevo deciso essere l’ultima Camel light della mia vita, mentre, distratto, guardavo fuori dalla finestra la città svegliarsi. Raccoglieva i suoi vestiti con i capelli che le scendevano sui seni. Quei seni che avevo stretto e baciato per tutta la notte. Sentivo ancora il dolce sapore della sua pelle mischiato al fumo nella mia bocca. Lo avrei tenuto stretto nella mia saliva per tutta la vita. Non avevo il coraggio di guardarla andare via. Avrei voluto fare ancora una volta l’amore con lei, sentirla mia, entrare dentro la sua anima, penetrarle i pensieri, il cuore, la mente. La valigia era già pronta vici

Sure I can accept that we're going nowhere, but one last time let's go there.

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My Bob.

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Ho conosciuto Roberto Angelini. Non poteva esserci San Valentino migliore. Il concerto era alle ore 22 in un circolo Arci. Sono andata lì alle 21.30 circa quando ancora stavano facendo il soundcheck. Non c'era nessuno a parte gli organizzatori e Bob ci ha salutato con un ciao a 32 denti. Dopo mi ha confessato che pensava fossimo dello staff. E va beh. Il concerto è iniziato 3 ore dopo. Rendiamoci conto . Per fortuna l'attesa non è stata così noiosa: ci siamo dilettate in chiacchiere femminili, ho conosciuto una tipa che promuove eventi culturali in Puglia e in Italia (in genere presentazione di libri), e abbiamo ascoltato qualche pezzo della Municipal, che ha aperto il concerto di Bob. Alle 12.30 ha cominciato a cantare lui. Un metro e 90 di pura bellezza, di testosterone raffinato e di una bravura fotonica.  Un concerto molto intimo che mi sono goduta stando in prima fila con lui di fronte. Lui è un mostro con le chitarre e la cosa bella è che fa tutto da solo

Canzoni tristi per un San Valentino triste.

A San Valentino io non ci ho mai creduto. Ricordo che il mio primo 14 febbraio da non single lo passai a casa mentre il mio ragazzo andò a giocare a calcetto (ovviamente dopo il mio consenso). I successivi furono più o meno simili. A 'ste cazzate non ho mai dato peso. Anche perché l' ammmore , quello vero, non ha bisogno di un giorno particolare per essere ricordato. Va beh. Lasciamo stare i pipponi , che oggi è sabato e bisogna essere leggeri. Stasera vado al concerto del mio Bob. Ho gli ormoni in fibrillazione. Quell'uomo mi fa proprio perdere il controllo. Mi istiga alla barbaria . Ma tanto lo so, perché è già successo, che quando lo vedrò rimarrò in silenzio come un pesce. Muta e immobile per l'imbarazzo. Sto perdendo il senso di questo post. Voglio delle canzoni tristi per un San Valentino triste. Tipo I love you di Cremonini. Una bellissima canzone, però... Un giorno, non so dirti quando, ci rincontreremo io e te!  Tu per la strada coi dischi e

Compleanno.

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Vignetta di Cavez Ehm....sì. Invecchio pure io. 

Classe 1986 (ultima parte)

Gli anni dell’università sono stati atipici. Ricordo di aver abbandonato l’aula del liceo, dicendo in seduta d’esame che avrei fatto ingegneria gestionale. Lanciai uno sguardo di sfida alla mia professoressa di matematica e andai via. In realtà ad ingegneria non mi sono mai iscritta. Ho avuto paura. E Jacques, studente di ingegneria all’ennesimo anno fuori corso, non mi era proprio di aiuto. E così scelsi Biotecnologie. Il perché me lo sto chiedendo ancora oggi. Non ho grandi imprese da raccontarvi, se non qualche prestazione ironica a qualche esame, le mie degenze in diversi ospedali pugliesi e le fatiche per conquistarmi la laurea triennale. In tutto questo ormai Jacques non c’era più. Abbandonato nella sua Lancia Delta Bordeaux. Ero single, potevo divertirmi. Ero libera. Cazzate . La rottura della storia con J mi buttò uno sconforto addosso che levati . Lui nel frattempo aveva trovato consolazione tra le braccia di una mia amica. Dimagrii tantissimo ( ecco, forse dovrei

Classe 1986 (parte 2)

....Scelsi il liceo scientifico (stessa scuola di Paolo), dove ebbi modo di conoscere nuove persone, con le quali non mi legai mai realmente. Avevo rapporti convenevoli con tutti, anche con quelli che in classe erano i più emarginati. La mia vita era fuori: frequentavo la parrocchia e fu proprio lì che conobbi Jacques. Jacques, 5 anni più grande di me (che vi posso assicurare a quei tempi per una sedicenne erano tanti), era l’obiettore di coscienza della parrocchia. Attraverso giochi di magia che non vi sto qui a spiegare, riuscii ad avere il suo numero. Cominciai così a mandargli dei messaggi fino a quando non fu lui a propormi di uscire. Lui era fidanzato da 5 anni, ma la sera stessa che uscì con me, lasciò la sua ragazza. Quel gesto mi spaventò molto: Jacques mi piaceva, ma cosa voleva dire questo? Dopo una settimana io e Jacques stavamo insieme, contro il volere di molte persone. Il parroco, che conosceva molto bene Jacques, i miei genitori che all’inizio mi ostacolarono tant

Classe 1986 (parte 1)

Classe 1986. Fin da quando lo spermatozoo di mio padre e l’ovocita di mia madre si incontrarono, tutti pensarono che io fossi un maschio. Persino il ginecologo più famoso dell’ameno paesello in cui sono nata e cresciuta. Al via l’acquisto delle tutine celesti e delle scarpine senza fiocchi.  Poi, il giorno della mia nascita, esattamente il 12 febbraio di tanti, ma tanti, ma tanti anni fa, l’ostetrica uscì dalla sala operatoria esclamando con giubilo a mio padre: è una femmina .  La delusione di essere nata con una farfalla al posto di un pesce fu, per fortuna, subito rimpiazzata dalla gioia della mia nascita.  Una bella bambina di 3,5 kg, con una folta chioma nera, di pelle color cioccolato e le guance rosse come due ciliegie.  Mia madre dice sempre che io mangiavo, bevevo e dormivo. Funzioni primarie ed essenziali che ho mantenuto con una certa costanza per il resto della mia vita. Diciamo che non ero per lo spreco di energie, ecco. I primi anni di vita li ricordo grazi

...

Scrivo e cancello. Riscrivo e cancello. Scrivo ancora, rileggo e cancello. Vorrei giocare con le parole. Stenderle e vedere che effetto mi fanno. Dare un nome alle emozioni. Leggerle e rileggerle fino allo sfinimento. Però le tengo per me. Strette. Strette. Ci saranno tempi migliori per farle venire fuori.

Pessimismo cosmico.

Sto per puntarmi una pistola alla tempia e uccidermi. Sono intrattabile, vulnerabile, un'inguaribile insoddisfatta.  Che brutta persona. Non mi sopporto neanche io oggi.

Acidità.

Devo leggere di meno la sera e trombare di più. Sì, dovresti. Ho risposto così ieri sera ad una teatrante  che frequenta il corso con me e che proprio non sopporto. Non sopporto , grrrrrrr. Cioè, a dirla tutta MI STA PROPRIO SUL CAZZO. Anche se un cazzo non ce l'ho. Raramente provo fastidio per un essere umano. Poi capitano questi ammassi di cellule dalle sembianze simili alle mie e tirano fuori tutto il peggio di me. Scusate, ma io proprio non ce la faccio. Con lei mi viene facile essere cattiva. Innanzitutto è una che deve parlare sempre. Ma sempre , anche quando non serve. Anche quando il suo fiato farebbe bene ad uscire dal naso. Anche quando bisogna stare zitti. Lei deve per forza emettere un suono. Poi ha un nome del cazzo. Si chiama come la Madonna (ecco, così se passa di qui, legge di lei e capisce quanto mi infastidisce. Sì, perché è così stupida che quella manco l'ha capito che quando le rido in faccia è perché la sto prendendo per il culo!).  Dic

Di gennaio.

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Mi piacciono i bilanci. Quelli che però sono lontani da un tirare le somme.   Diciamo che mi piacciono i bilanci che non sono veri e propri bilanci, ma solo carte ben spiegate sul tavolo della vita. Fogli e storie da leggere, osservare, studiare, ricordare. Per un gioco che si chiama manutenzione dell'anima, ma che in parole povere vuol dire vita. Avere davanti agli occhi il semplice fluire di tutto e poterlo così avere sotto controllo e a debita distanza, ma non perché non voglia farlo mio, anzi. Semplicemente perché voglio che sia mio. Qui, ora e per sempre.  E così ho deciso, sperando che l'incostanza non prenda il sopravvento, di dedicare un post al mese, che sia un po' un riassunto di quello che ho vissuto, visto, sperimentato, conosciuto, annusato, letto, percepito e tutto quello che con i sensi si può fare. Così, per stendere un nitido ricordo in questa sterile pagina bianca. Di gennaio, mi ricorderò il lunedì 5. Di quando stavo scegliendo un pai

Chi. Filastrocca sconclusionata.

Chi ama qualcuno. Chi si sente nessuno. Chi impara l’arte e chi la mette da parte. Chi si illude inutilmente e chi gioca spassionatamente. Chi è solo e chi cerca compagnia. Chi resta e chi va via. Chi litiga per le stesse ragioni. Chi è schiavo di inutili prigioni. Chi ha scarpe per camminare. Chi ha una valigia per viaggiare. Chi non ha soldi per amare. Chi invece ha il cuore per odiare. Chi con la vita gioca. Chi si chiede se è un’oca. Chi beve il caffè. Chi fa a meno di te. Chi si addormenta con i pensieri. Chi muore per il passato di ieri. Chi va a scuola, chi allo stadio a far la ola. Chi diventa succube delle passioni. Chi rompe sempre i coglioni. Chi danza sotto la pioggia. Chi vorrebbe a Roma una loggia. Chi mette un punto a tutto. Chi sta bene soprattutto. Chi l’altro non vuol lasciare. Chi non vuol farsi amare. Chi si ribella per niente. Chi è negligente. Chi scrive sulla sabbia. Chi scrive Castelli di rabbia. Chi legge sopra le righe. Chi a giugno raccoglie le spighe. Chi o

Cose del weekend e riflessioni serissime.

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Ho passato un weekend da sballo. Roba da impasticcati doc. Sì, ma di paracetamolo, al massimo. Non sono uscita se non per un caffè con un amico che dovevo salutare prima che ritornasse in Inghilterra. Non avevo tantissima voglia di incontrare laggente . E così mi sono rifugiata tra le mie cose: il pc, il divano, Spotify, i libri e Sky Arte. Ho finito di leggere Avrò cura di te di Gramellini&Gamberale e ho cominciato Gli amori difficili di Calvino. Ho scritto tantissimo, ma non sul blog ovviamente. Nel mio cervello alberga una nuova idea, che per ora è stata solo condivisa con la mia Minnie Moleskine , qualche file word e il mio amico che è ritornato in Inghilterra. Ho visto qualche puntata di Fargo che avevo lasciato in sospeso, un documentario su Veermer e uno su Ciampi (Piero). Conoscevo Ciampi solo di nome, la sua fama di artista maledetto ed ubriacone mi è stata resa nota in seguito ad una canzone dei Baustelle (Baudelaire). Non conoscevo i suoi testi e sapevo pochi