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Visualizzazione dei post da luglio, 2013

La musica giusta.

E' domenica mattina. La casa deserta con il caldo che pervade ogni stanza. Silenzio. E' troppo presto per fare qualsiasi cosa. Persino pensare. Mi stropiccio gli occhi per assaporare la luce a piccole dosi. Incrocio le gambe e fumo una sigaretta sul divano. E' piacevole la nudità che si sperimenta d'estate. Quando hai una casa vuota e non devi dar conto a nessuno delle tue rotondità scoperte. Il caffè è sul fuoco e una puntata di Grey's Anatomy è lì, pronta per essere guardata. Non ci sono programmi in questa domenica di fine luglio. Solo pochi ingredienti: il mare, un buon libro, l'insalata di riso e la musica giusta.

Propositi.

Ho bisogno di rigenerarmi. Staccare.  Andare lontano, pur rimanendo con il corpo dove sono. Luglio è quasi volato. Io mi ritrovo con una depressione addosso che non so spiegarmi. Vorrei capirmi, almeno un po'. Dovrei gioire perché ci sono cose belle che si stanno affacciando nella mia vita, ma non mi riesce. Le paure mi schiacciano, le incertezze mi divorano, le ansie mi annientano. Vorrei indossare un sorriso, uno di quelli belli, che tanto vanto di avere. Vorrei ritornare ad avere gli occhi lucenti. Vorrei prendermi il vento in faccia senza preoccuparmi dei capelli scompigliati. Vorrei che Uno non fosse così enigmatico e io vorrei fidarmi di più. Vorrei lasciar perdere il telefono per un po'. Scollegarmi dal mondo, non esistere per un po' di giorni. Godermi il mare finché posso, mangiare gelati senza aver paura di ingrassare.

Della mia incapacità di accettare la realtà [On air #72]

Cos'è successo negli ultimi vent'anni l'ultima immagine che ho davanti sei tu le interurbane le sue lenzuola l'estate del 93 il parco delle buttes-chaumont  ma vedi non ci provo no più nessun gusto no la mia pretesa di avere l'esclusiva in un universo che è un sistema aperto  è in definitiva votata al fallimento  ma è colpa tua gesù tu non me l'avevi detto  quando prendevo a modello le tue sante vergini ma vedi ora è troppo tardi per cambiare idea ma vedi non ci provo no più nessun gusto no  che poi tutte le mie canzoni parlano di un solo cazzo di argomento  della mia incapacità di accettare la realtà  della mia incapacità di accettare la realtà

Io lontana da certe logiche.

Delle volte mi sento un pesce fuor d'acqua.  Una di quelle che annaspa in mezzo a certe situazioni. Ho sempre pensato, forse con molta presunzione, di essere una donna atipica. Anzi una femmina. Una che non se ne frega se la borsa non è abbinata alle scarpe o se quello che indossa non è propriamente alla moda, beh un po' atipica lo è. Ma non è questa la concezione di atipicità che mi viene in mente. Infondo ognuno si veste come vuole.  La mia atipicità la sento addosso in altre situazioni. Non è il vestito a farmela notare, quanto piuttosto i discorsi, le vacuità, le inutilità in cui la maggior parte delle donne incorrono. E non voglio dire che io sono lontana da certe discorsi. Anch'io parlo di cellulite, smalti, scarpe e borse. Parlo anche degli ex stronzi e di quelli, sempre stronzi, che non si fanno sentire o che ti mollano lì in attesa di non so che. Però. Però parlo soprattutto di altro. Ma va beh. Alla gente non sempre interessa approfondire . Anyway, non è

Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile.

Se c'è una cosa che ho imparato in tutti questi anni di università è che c'è sempre qualcuno disposto a buttarti giù . A demolire il tuo spirito di sacrificio con un soffio. A ridurre ai minimi termini la tua voglia di fare. A scoraggiarti con una semplice parola detta ad occhi sbarrati. E non parlo mica dei professori. Per loro sei un numero. Per qualcuno, forse, qualcosa in più. Ma questi sono casi rari. Io parlo dei colleghi. Di quelli che studiano come te, o quasi. Di quelli che dovrebbero sgobbare sui libri proprio come fai tu. Ogni esame per me è prendere atto dei miei limiti , di quel non ce la farò mai che   diventa un martello pneumatico che disturba il sonno. Fino a quando non subentra la razionalità, la presa di coscienza che nulla è impossibile . Basta solo rimboccarsi le maniche. Spirito di iniziativa. Volontà. Sacrificio. Pazienza. Ché alla fine se ce la fanno gli altri, chi sono io per non farcela? Ti tocca solo qualche rinuncia, sbattere la testa s

La prima volta all'Ikea non si scorda mai.

E mica pensavo che fosse così bello. Che la prima impressione che ho avuto è stata quella di sentirmi come Sole del film 500 Giorni Insieme . Peccato che al mio fianco non c'era un figaccione come Joseph Gordon Levitt.  Però fa niente. Fantasticare è bello. Come inventarsi un'ipotetica casa. Allora voglio il soggiorno in legno, non troppo scuro, con le pareti rosse o magari verde petrolio. Con una mega libreria, dove metterci libri e cd, il divano in pelle e i cuscini morbidi. E poi una cucina, quella con il piano cottura al centro, con gli sgabelli all'americana. E una camera da letto con un letto non troppo basso, le pareti chiare e la cabina armadio. E poi un corridoio con tanti specchi e il parquet. E poi una stanza-studio con l'ennesima libreria, una scrivania grande e la sedia con le ruote. E il bagno grande, dove metterci tutto: la lavatrice, uno scaffale con 100mila prodotti per il corpo, la doccia con le tendine colorate e mille cassetti sott

Le mie parole

Rileggo email vecchie. Ce ne sono diverse nella mia casella di posta elettronica.  E' quasi intasata di vecchi ricordi, messi lì, in una sequenza di bit lasciata fuori dal mondo vero, quello fatto di occhi, di cose da toccare, annusare, scrutare, gustare. Rimangono lì, quasi fossero un prolungamento di uno di quegli angoli dispersi del nostro cervello. Gli stessi messi in luce dagli psicoterapeuti più bravi, quelli che con la storia dell'infanzia ti fregano sempre.  Ci sono auguri di compleanno, di Buon Natale, lettere d'amore, scambi di video su youtube, spazi bianchi con semplici allegati di foto.  Poi ne becco una. Poche righe, di quelle scritte di getto. Brevi. Concise. Sincere.  Era il 19 luglio del 2007. Ricordo ancora benissimo lo stato d'animo con il quale ti ho scritto quella mail. A quelle parole ci credevo davvero. Sapevo che non ti avrei rivisto, ma la sensazione di correrti incontro e dirti quello che ti avevo scritto la ricordo benissimo. Che

Se il tuo intento non è provarci, stammi alla larga.

[ 99 Posse - Quello che ] A MichiVolo piace Uno . Uno è un bel ragazzo, acqua&sapone,  ormonalmente eccitante q.b. , col bicipite scolpito al punto giusto e i neuroni funzionanti nel cervello. Insomma il ragazzo che piacerebbe a tutte le mamme. E anche a tutte (o quasi) le brave ragazze.  Uno e MichiVolo si conoscono da un bel po' di mesi, escono nello stesso gruppo, si ignorano per quasi i 2/3 del tempo fino a quando un giorno non sboccia....l'amicizia. E ora non chiedetemi quando o cosa è successo di preciso.  So solo che Uno mi propone di andare al cinema. E ok, al cinema non saremmo stati soli. Poi arriva un complimento. Inaspettato. Hai dei begli occhi . Oh, ma grazie! E poi un'altro. E poi un'altro ancora. Che se una fosse un po' sprovveduta penserebbe subito che Uno ci sta provando. E potrebbe anche essere così, ma. Boh. Segnali indecifrabili. Nel frattempo MichiVolo e Uno continuano ad uscire con lo stesso gruppo di amici, vanno insiem

Il giorno dopo.

Il giorno dopo un esame è come trovarsi in un limbo. Metti in cantiere così tante cose, che non sai da dove cominciare quando riprendi a "vivere". Smaltire l'euforia di avercela fatta (sì, l'esame l'ho passato e ho preso 30. 30 a BIOINFORMATICA. B I O I N F O R M A T I C A , capito?!), cercare di mettere ordine alla scrivania rimasta in disordine per troppi giorni, riprendere i contatti con il mondo: i caffè in sospeso, le uscite con gli amici, le corse sul lungomare, la pausa pranzo al sole. Eppure sono una che cerca sempre di fare tutto, di non negarsi nulla. Ma i giorni che precedono un esame sono sempre terribili. Comunque ce l'ho fatta. E questo è quello che conta. E mi piacerebbe dirlo anche a chi si segrega in casa per preparare un esame. Ragazzi non serve. Ma davvero. Sabato sera sono uscita facendo le 2 e domenica mi sono concessa anche l'happy hour in spiaggia. E non ve lo dico perché voglio un brava da parte vostra. Non me ne fre