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Visualizzazione dei post con l'etichetta cuore

[8/365] Non ho alternative.

Ho diversi modi di reagire al dolore. Delle volte scrivo, altre volte pedalo. Altre, cammino senza meta. Quando trasformo il dolore in energia, corro. Altre ancora me ne sto nel letto a rimuginare pensieri e a cercare di cancellarli. Non è un dolore vero, quello forse lo provo solo in alcuni momenti proprio bui. Dovrei chiamarlo malessere. Una specie di continuo martellamento all'altezza del cuore. Dei colpi di piccola intensità costanti e frequenti, che scavano piano piano, erodendo le fibre del miocardio una per volta. Però fa male, soprattutto se sei lì a pensarci. Sono giorni strani, in cui ho una pesantezza dell'essere che mi divora dentro. Non so se esistono parole esatte per descrivere come mi sento. So solo che nuovamente degli equilibri ricostruiti con molta fatica si sono spostati. O forse rotti. A distanza di quasi un anno sono nuovamente punto a capo. Ogni volta ho paura di arrivare ad un punto di non ritorno, poi mi ricordo che è solo un copione -con qualc...

[6/365] I fiori che ti porti dentro

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Se mi dovessero chiedere Ti sei mai innamorata? Credo che risponderei di no.  Ci sono andata vicino, molto, ma non credo di aver mai perso completamente il cuore e la testa per qualcuno. Neanche quando ci ho speso i migliori anni della mia vita accanto a colui che credevo di amare. Potrei sembrare una pessima persona, ma ho da sempre avuto un'idea così nobile dell'amore che ho trovato difficile si potesse concretizzare facilmente.  Però è successo che, in età adulta e non molto tempo fa, conoscessi una persona. Una di quelle che quando ho visto per la prima volta ho subito pensato che non avrei più rincontrato. E non chiedetemi perché, ma se lo avessi beccato per strada non li avrei dato due soldi per una serie di motivi che non sto qua ad elencare.  Però poi mi ha baciato in una maniera inaspettata dopo qualche calice di vino. E io mi sono sentita diversa.  Non so spiegarvi cosa esattamente è cambiato dentro di me, ma ho sentito lo stomaco restringersi in...

[18/365] La verità spietata di alcune sere

Pochi giorni prima di rientrare in Puglia, quando ero a Milano e la vita sembrava sorridermi, ho fatto una playlist su Spotify raccogliendo tutte le canzoni legate a dei momenti e anche non. In realtà ho creato la playlist pensando ad una persona in particolare e alle canzoni che avrei voluto fargli ascoltare.  Ci ho ricamato su una serie di momenti che avrei voluto vivere o anche solo immaginare. Un po' come quando la realtà si impasta alla fantasia. Nella combinazione del pensiero, tutto diventa luminoso.  Inutile dire che quella playlist è rimasta su Spotify e che al momento ad ascoltarla sono solo io. Come stasera.  Mentre scrivevo la mia tesi, ho cliccato play lasciandomi andare ai ricordi.  Non ho pensato solo a quella persona, ma mi sono venuti in mente alcuni particolari, belli e taglienti allo stesso tempo. Come quando apri un armadio e ci trovi tante scatole da dover rimettere in ordine. Sono loro, i ricordi, che si susseguono in un ordine tut...

[15/365] Conterò i giorni.

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Conterò i giorni. 1. Quello dello strappo. 2. Una bottiglia di vino per dimenticare. 3. Qualche lacrima. 4. La fatica di non pensare. 5. Una corsa al mare. 6. Qualche nota su cui ballare. 7. La paura di non farcela. 8. La paura di non saper dimenticare. 9. La paura che il tempo non servirà a ricucire le ferite. 10. Sorrisi finti con gli amici dicendo che va tutto bene. 11. Ma tutto bene non va perché non smette di piovere dentro da giorni. 12. Qualche goccia di En per rimetterti in riga. 13. Forse dovresti perdonarti un po' di più, volerti bene e dirti più spesso che ce la farai. 14. Due settimane. Due settimane senza te. Possono diventare tre. Quattro. Un mese. Un anno. Una vita.  Continuerò a contare. A chiedermi cosa è stato. Come si creano le distanze. E come si annullano. Come si sopravvive agli strappi. Come ci si reinventa quando una parte di te non esiste più. Poi imparerò che le soluzioni esistono. Basta trovarle. Basta crederci. Basta po...

[10/365] Milano, ventricolo destro, piano di sopra.

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Da quando sono rientrata da Milano, mi capita spesso di volgere i pensieri al contrario, di arrotolare il nastro di questa esperienza e rivivere i momenti che ho lasciato alla voce Milano, ventricolo destro, piano di sopra.  Faccio questo esercizio più o meno tutti i giorni, mi basta guardare il calendario o l'agenda, guardare un numero e dirmi un mese fa ero qui, tre settimane fa stavo facendo questo. Insomma, l'app Accadde oggi di FB, ce l'ho anche io, nella mia testa. (Ma per favore non ditemi che sono una persona che guarda al passato perché io nella mia vita riconosco di avere il problema opposto).  Oggi, per esempio, è un giorno di quelli. Uno di quei giorni che mi hanno riportato violentemente indietro di un mese. A quando ero seduta in un baretto sui Navigli a sorseggiare uno spritz. Con il sole alle spalle e di fronte una persona che non avrei più rivisto. A quando, nonostante la mia jumpsuit fiorata, le zanzare si cibavano di me. A quando sorseggiavo Falag...

[9/365] Una bugia.

Il brutto di chi non riesce a mentire è che glielo si legge in faccia. E se hai degli occhi che non passano inosservati, perché lo dico, lo ammetto e me ne vanto, io ho degli occhi così trasparenti, così grandi, così sinceri che delle menzogne non conoscono neanche il significato, capire che non stai bene viene facile. Ed oggi è così. Sarà per via del ciclo. Sarà per via delle canzoni che sto ascoltando. Sarà per via dei libri che sto leggendo. Sarà per il lavoro che continua a non piacermi ma ad affascinarmi (questa poi un giorno ve la spiegherò). Sarà per una serie di motivi che è presto scrivere, raccontare e sviscerare. Ma oggi ho degli occhi gonfi, stanchi, distrutti, struccati, pieni di lacrime. Perché sì, non mi vergogno a dirlo che proprio nel mezzo di una mattina che sembrava togliermi tutte le energie, sono scoppiata in un pianto senza freno. E ho ringraziato lo schermo del pc dietro il quale mi sono nascosta. Mi sono detta che passerà, perché tutto passa , del re...

[3/365] San Valentino.

E' San Valentino e nessuno mi ha portato a cena fuori. Non ho ricevuto fiori, né regali. Neanche un ciondolo Pandora. Che merda di fidanzato! , direi- se solo avessi qualcuno. I social sono infestati di massime, per lo più banali, su questa festa, che dovrebbe ricordare l'amore e invece a me fa così tanta tristezza che sono venuta qui, a parlarne con voi. Sediamoci ad un tavolino, vi offro una tisana, con dei pezzettini di mela e lavanda. Anche del cioccolato fondente, ché a me piace un sacco e non posso andare a letto senza. Non sono così arida come qualcuno pensa. Ho fatto anche io i miei pensieri sull'amore, oggi. Cosa credete! Ho pensato a quegli amori inespressi. A quelli nascosti. A quelli che si nascondono nelle chat dei nostri telefoni. A quelli che vivono nei nostri sogni. Nelle nostre vite immaginarie. Nei nostri film mentali. Agli amori lontani. A quelli che non abbiamo vissuto a pieno. A quelli dimenticati in fretta. Agli amori che non proveremo mai. O...

[2/365] Di quando pensi di essere pronta e invece.

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L'altra sera sono andata ad una festa di compleanno di una delle mie più care amiche. Una bellissima festa in cui ho bevuto un po' troppo e mi sono divertita così tanto che a momenti mi sentivo io la festeggiata. Mi hanno mandato un video in cui ballavo sulle sedie, e ho detto tutto. Ero preparata a tutto: a divertirmi, a bere molto, a mangiare poco, a farmi selfie e foto a go go. Insomma, cose mainstream che si fanno durante le feste. Ma dopo circa un'oretta che ero nel locale, la porta si è aperta ed è entrata una coppia. Era E. con il suo nuovo cane da guardia . Non me ne sono accorta subito e ci è voluto un bel po' affinché ci trovassimo vicini per i soliti convenevoli del ciao come stai.  Ho fatto la brillante come mio solito. E ho affidato all'alcol tutto il mio disagio. E. non era da solo, ma in compagnia di una tappetta bruna dai capelli lunghi e una personalità anonima, che non ha fatto altro che guardarmi per tutta la serata, mettendosi accanto ...

La mia malinconia è tutta colpa tua.

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Che io abbia un problema con i cambi di stagione ormai è un dato di fatto. E di fatto, nei mesi di transizione come settembre, ma anche aprile, io e un mocio vileda abbiamo più o meno lo stesso aspetto. E direi anche lo stesso destino. Ora, non chiedetemi perché a me sia venuta in mente questa immagine. Sarà per via dei capelli che in questi mesi si sono letteralmente bruciati al sole che mi danno questo aspetto. Anyway. Sto male. Non sopporto questo settembre del cazzo che sembrava cominciare con le migliori intenzioni del mondo e che invece si è rivelato un mese decisamente NO. Mi salva solo l'idea che tra qualche giorno dovrò partire e tornare in Italia quando ormai sarà ottobre. Anzi a dir la verità non mi salva neanche questa idea, perché se penso che potrei tornare con un clima decisamente più autunnale, i magoni aumentano. Ma so benissimo che non è solo questo. Settembre che scivola via, insieme agli ultimi strascichi estivi, si sta portando tutto quello che ques...

Tema: la mia prima settimana di ferie.

Ho passato la mia prima settimana di ferie in un clima di disperazione misto a voglia di suicidio.  Ho provato a fermarmi, a fare le cose con calma.  Risultato? Ho sfiorato la depressione almeno 10 volte al giorno.  Non sono abituata a stare in modalità offline. Ma evidentemente il mio corpo ne aveva bisogno.  Ho dormito tanto, consumato le lenzuola, adagiato le mie ossa su qualsiasi oggetto che prevedesse una posizione orizzontale.  Poco mare. E poche uscite. Vita sociale pari a zero. Non ne avevo tantissima voglia.  La verità è che, dopo il weekend scorso, dove mi sono ritrovata l'innominato , sulla stessa spiaggia in Salento, e dopo esserci ignorati a sufficienza, io sono ritornata con una tristezza immane che ho fatto fatica a togliermi di dosso.  Non pensavo che un saputello cafone potesse condizionare a tal punto la mia vita e il mio umore. Poi sono rinsavita.  Ho un mese di ferie e non posso mica passarmelo così. Mi son d...

C'è un tempo, nella vita, in cui bisognerebbe fermasi un attimo.

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C'è un tempo, nella vita, in cui bisognerebbe fermasi un attimo. Lasciare andare tutto. Spogliarsi. Rimanere con se stessi. Anche se ci farai a cazzotti. Ti maledirai, forse ti benedirai. Dirai, in ogni caso, qualcosa di te. Ti racconterai, forse ti scoprirai. Ma dovrai fermarti. Condicio sine qua non. Non riesco a fermarmi. Corro veloce. Fuggo. Da cosa non lo so. So solo che un moto perpetuo governa i miei stati d'animo. Vorrei fermarmi. Rimanere. Stare. Ci provo. Costantemente. Adesso sta diventando un imperativo. Cercherò con le ferie di staccare sul serio da tutto. Non sono felice, ma non so cosa mi rende tale. Non riesco a capire cosa mi manca quando, apparentemente, credo di avere tutto. Non riesco a capire cosa non va quando, apparentemente, credo che vada tutto bene. E' un continuo collezionare di non so . Non so come si fa a rilassarsi un attimo. Non so non pensare al futuro, a cosa sarà di me tra un anno. A come andrà questa mia vita, che si consuma t...

Come si fa?

Pennac diceva che il tempo per leggere, come quello per amare, dilata il tempo per vivere. Riformulerei la frase asserendo che il tempo per scrivere dilata quello per vivere. Perché scrivere è come vivere due volte quello che ci accade. Nell'ultimo post mi portavo dentro un magone grande quanto una casa sul petto. Ho pianto come forse non succedeva da un po'. Non riuscivo a trovare pace e più cercavo di calmarmi, più mi tormentavo. Inutile dirvi che tutto questo frullare interiore era dovuto ad un uomo. Uno sconosciuto. L'ennesimo entrato nella mia vita. Forse per sbaglio, forse perché doveva andare così. Quest'uomo esiste ancora. Ci vediamo. Ci sentiamo. Quando stiamo insieme stiamo bene. Niente di più. Niente di meno. Un giorno siamo due estranei. Il giorno dopo ancora. E poi i migliori amanti che si possano conoscere. Nel frattempo io mi chiedo se tutto questo può bastarmi. Se può andarmi bene. E mi tormento. Qualcuno mi ha detto che dovrei ferma...

Una pallina nella pancia.

Chi ha letto l'ultimo libro della Gamberale - Adesso - sa bene che c'è un fil rouge che ricorre in tutto il romanzo. E' questa pallina nella pancia che scuote le anime dei personaggi. E' questo adesso imperativo che muove le trame esistenziali di Lidia e Pietro.  Leggetelo, se non l'avete ancora fatto. Io l'ho fatto ormai da un bel po', ma ogni tanto mi piace pensare a quell'  adesso . Alla mia pallina nella pancia.  Pensavo che riprendermi da F. non sarebbe stato facile. In fondo, si sa, che quando viviamo qualcosa di bello è poi difficile lasciarlo andare. Ma ho avuto degli anticorpi piuttosto aggressivi che hanno attivato subito le risposte immunitarie necessarie per dimenticare.  Del resto, non potevo fare altro. La distanza non era dalla mia parte. E probabilmente, anzi sicuramente, quello che avevamo vissuto non era stato poi così forte da renderci invincibili. Così sono ritornata alla mia solitudine, ai miei pensieri, al mio lavoro,...

Non avere un titolo per i pensieri del sabato pomeriggio.

Ho capito che posso dimenticare in fretta. Che questa razionalità non mi piace. Ma mi serve. Mi aiuta. Ho messo da parte tutte le emozioni vissute con F. Non so neanche io come ho fatto a dimenticare la tempesta del mio stomaco che mi tormentava quando sono tornata da Lisbona. Però dovevo sopravvivere. E non con le sue non risposte. E così ho fatto da me, come sempre. Mi sono affidata a quei due-tre neuroni che mi sono rimasti. Ci sentiamo, certo. Ma non andiamo da nessuna parte insieme. Ci illudiamo che un telefono possa annullare le distanze e che poche parole possano farci sentire vicini. Ci illudiamo. Però io vado avanti. Faccio la mia vita. E lascio che altri si affaccino sulla mia strada. Non è bello chiudere così di botto in una scatola certe emozioni. E io mi sono accorta che, ormai, certi gesti mi vengono in automatico. Ripeto: non è bello. Perché quando diventi un automa in grado di gestire con perfezione le tue emozioni allora vuol dire che c'è qualcosa che non ...

Non scrivo da 18 giorni e.

Non scrivo da 18 giorni. Che a me sembrano una vita se penso a tutto quello che è successo nel mentre. Rileggo che ero felice. Sì, lo ero. Perché ero tornata da Lisbona, avevo conosciuto F e il mio cuore era un tantino più leggero. Ma poi è subentrato il tormento. Quel mal de vivre che, fondamentalmente, non abbandonerà mai un'inquieta cronica come la sottoscritta. F è diventato onnipresente nella mia vita. Istantanee di momenti trascorsi insieme mi passavano (e lo fanno tuttora proprio mentre scrivo e mi si chiude lo stomaco) davanti gli occhi in ogni momento della giornata. I suoi messaggi arrivavano puntuali proprio quando non erano previsti dai miei disegni mentali. Mi sono distratta parecchio a lavoro. Ho pianto alcune sere. Ho riflettuto molto sul da farsi. Gli ho scritto come mi sentivo e cosa provavo. Avrei preso un aereo. Ma quello che ho presa è stato solo un onestamente non credo che farti prendere 4 aerei dicendoti "sarebbe bello vedersi senza aspetta...

Pochi giorni.

Amore mio lo so che sono ancora pochi giorni però mi manchi da morire Non te lo dirò mai  ma fino a che non torni io rischio di impazzire [ Pochi giorni - Daniele Silvestri, Diodato ] Cari lettori, eccomi qui.  Non sono sparita ma la mia vita ha subito una lieve impennata che non mi aspettavo. O forse sì. Sono stata a Lisbona. E mi sono innamorata. Di Lisbona. Ma non solo.  Però per fare le cose per bene, ora vi spiego tutto con calma cercando di essere il più breve possibile. A inizio dicembre scorso, mentre un altro strappo mi bruciava i muscoli dell'anima, una mia amica mi ha parlato di un suo amico che era riapparso nella sua vita dopo anni di silenzio.  Michi, lo devi conoscere. Secondo me ti piace e poi vive a Lisbona. Coooosa??  Credo che in quel momento tutti i miei neuroni si siano svegliati di colpo alla parola Lisbona. Insomma, per farla brevissima, lui in quell'istante mi ha chiesto l'amicizia su FB (su consiglio-...

Primo appuntamento.

Non esco con un ragazzo da quest'estate. Quelle cose della serie dai, ci prendiamo una birra e mangiamo qualcosa insieme. Nel mezzo ci sono stati incontri casuali. Quelle cose usa e getta che non richiedono la fatica del parlare, ergo quella del conoscersi. Mi sono sempre sentita inadeguata. Inadatta. Non pronta. E così ho detto un po' di no. Anche a ragazzi molto carini. La situazione non è cambiata. Ma ho capito che non è un problema di chi ho di fronte. Ma mio. E stasera ho deciso che devo affrontarlo. Che quattro chiacchiere con la prossima persona che non rivedrò più non mi faranno male. Sì, avete letto bene. Ho già deciso che non voglio rivederlo. Che non mi deve piacere e che non si deve in nessun modo legare a me. Sono patologica, lo so. Ma mai come in questo momento sento di aver alzato dei muri che non voglio abbattere. Quando vi ho parlato delle lacrime versate per Perfetti sconosciuti , ho omesso di dirvi che quelle storie mi riguardano così da vicino,...

Sulla panchina.

Non pensavo che sarei mai arrivata ad un punto in cui avrei tirato le somme della mia vita e ci avrei visto tutto nero. Non ci siamo proprio. E' come se stessi tirando i fili della mia esistenza con i denti, trascinando tutto quello che sono con la sola forza della parte più fragile del mio corpo. Sento che mi sono crollate addosso le torri gemelle dell'infelicità.  Sono letteralmente sepolta da una forte insoddisfazione che mi sta togliendo, un sorso alla volta, tutta la gioia di vivere di cui ero portatrice sana.  Sorrido, ma fingo. Perché è più semplice fingere che vada tutto bene. Del resto, nessuno capirebbe. Neanche tu, mio caro lettore o lettrice. E non prendertela se ti dico che non puoi neanche lontanamente sapere cosa provo. Perché l'insoddisfazione e l'infelicità sono le neoplasie dell'anima, di cui ognuno ha un modo tutto personale di provare e sentire. Io pensavo che fossero curabili. Con lo sport, con il mare, con i tramonti, con il ...

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Innanzitutto Buon Anno a voi. Come padrona di casa sono stata abbastanza maleducata da darmi per latitante durante queste feste. Ma ZERO voglia di scrivere e UMORE quasi sempre sotto terra. Ho avuto anche degli attacchi di ansia mista a panico per quanto sono stata male. Sono fatta così. Il Natale non mi piace e non lo vivo affatto bene. Ecco perché decido sempre di passarlo fuori casa. E quest'anno sono andata nuovamente al pranzo Caritas con i poveri della mia città. Un'esperienza unica che ha dato un senso ai miei malesseri. O meglio, li ha ridimensionati tantissimo. Mi sono chiesta perché.  Perché stessi cosi male da non riuscire a trattenere le lacrime e non riuscire a dormire.  Perché odio questa festa.  Perché mi sento così indifesa quando invece dovrei sentirmi felice per l'aria di festa che gira intorno.  Non ho trovato risposte. Ma so che sono stata così anche per una situazione in cui mi sono buttata con tutta me stessa e che, sebbene al...

Da sdraiati, forse, è meglio.

La vita è fatta di cose che non ti aspetti. Le piace tradire i vostri pensieri, le vostre aspettative, i vostri sogni, le vostre attese. Se sulla Moleskine della vostra immaginazione prendete appunti su tutti i vostri vorrei , arriva lei che scombina tutto. Le piace scardinare tutte le porte dei vostri piani. E voi non potete farci niente. Niente. In questo ultimo mese (o forse dovrei dire anno), la vita mi ha sorpreso. Ha cominciato a giocare con il taccuino dei miei appunti esistenziali da un bel po'. Con incontri inaspettati, con porte che si sono aperte da dentro, con universi che ho dovuto scoprire da sola e segretamente custodire, con cose che non avrei mai pensato di fare e invece , con parole mai dette e mai ascoltate, con tutta la lista di quelle cose che pensavo potessero succedere solo nei film o nei libri. Mi sono arresa alla sua imprevedibilità, sentendomi una perdente, quando con la mia razionalità non sono riuscita a gestirla. Però la vita è così. Delle v...