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Settembre, il lunedì dell’anno

  Ho da sempre una particolare scarsa disposizione ad accogliere i cambiamenti, soprattutto quelli di stagione. Ed è così che mi sono ritrovata, anche quest’anno, a patire la fine dell’estate e l’inizio di un nuovo tragico periodo di incertezza, con il consueto mix di emozioni negative e contrastanti. Voglio farla breve: il ritorno dalle vacanze è stato doloroso al pari di un addio. E per chi soffre della sindrome dell’abbandono, sa di cosa sto parlando. Ho vissuto 10 giorni intensi, viaggiando con la sola preoccupazione di dove avrei dormito e mangiato. È stato bellissimo provare questo senso di libertà. Ho lasciato a casa i pensieri, la preoccupazione per la fine di un lavoro, le difficoltà oggettive che ho riscontrato nelle relazioni sdrucite dal tempo e dal covid. Poi di colpo il ritorno. Non mi è servito fare ordine a casa per rimettere ordine dentro di me. No. È cominciato un lungo strazio emotivo, fatto di pensieri che mi hanno (anzi, mi stanno) divorando dentro senza che io p

[4/366] C'è ancora qualcuno che legge i blog?

Me lo chiedo spesso prima di tornare qui a scrivere. Ormai ci ho perso gusto, fagocitata come tanti dalle foto istantanee di Instagram e dalle trashate delle mamme pancine su Facebook.  Eppure scrivere è ancora una delle poche cose che mi fa stare bene, mi libera, mi rigenera, mi fa sentire in pace con il mondo. Mi permette di mettere nero su bianco i miei pensieri, di rileggerli, rielaborarli, strapparli via se necessario. E' stata un' estate moderata, senza strafare. Del resto con l'ansia del Covid che mi ritrovo non potevo fare altrimenti. Ma poi, davvero, chi ce l'aveva tutta questa voglia di divertirsi, di ridere, bere, ubriacarsi, dimenticarsi del mondo? Io no. Ho perso il lavoro, non ne ho trovato un altro. Ho messo in discussione le amicizie più strette che avevo. Per fortuna l'amore me lo sono tenuta stretta.  Ho vissuto lasciandomi trascinare dai pensieri, come mio solito, che ogni giorno diventavano sempre più pesanti. Sono ancora qui, cercando di capire

[3/366] Cose che ho imparato stando in quarantena...parte 1

...Che non devo lamentarmi quando l'unico sacrificio che mi è stato richiesto è stare sul divano ...Che non devo sentirmi un alieno se non sento la mancanza della mia quotidianità ...Che tutte le cose per cui mi arrabbio di solito, sono perlopiù cose ...Che posso commuovermi ascoltando una canzone dei Brunori Sas ...Che la gente è infinitamente egoista e che, pur professandosi aperta di mente, non riesce ad andare al di là delle proprie convinzioni ...Che so essere empatica molto più di quanto pensassi e che- per sdrammatizzare un po’- se avessi portato una tuta per proteggermi in ospedale mi sarei chiesta come avrei fatto a reggere 12 ore senza andare al bagno ...Che le cazzate che girano sui social e su Whatsapp sono tante, ma nessuno si preoccupa di verificarne la fonte ...Che il pensiero è libero, ma occorre anche che sia critico ...Che alla fine di tutto questo farò ancora più selezione delle persone che mi circondano per godere meglio delle persone che realmente vogli

[2/365] Smart worky

Sono tornata. Ho cercato di cambiare layout al blog perché quello che c'era lo trovavo poco intuitivo. Non so ancora se questo mi piace, ma visto che il mio pc ha la velocità di un' ameba in un campo di calcio, ho deciso di rimandare a data da destinarsi ulteriori aggiustamenti. Sono a casa dal 10 marzo. Non ho smesso di lavorare anche se, ammetto, di aver rilassato molto i tempi. Scorrendo l'Instagram ho notato che un sacco di gente si è dilettata in work out, ricette ad alto contenuto calorico, carrellate di libri (che non so dove avevate nascosto), giochetti più o meno demenziali, liste di buoni propositi e tante altre passioni e cotillon. Bene, io da quando è cominciata la quarantena, esattamente 15 giorni fa, sono sprofondata in un immenso stato di pigrizia. Non riesco più a svegliarmi presto, inizio ad assemblare le sinapsi che sono quasi mezzogiorno, il pomeriggio lo passo per metà stesa in orizzontale e la sera faccio fatica ad addormentarmi. Ho fatto due lu

[1/365] Rieccoci.

Eccomi di nuovo qui. Ho combattuto per un lungo anno con la voglia di chiudere questo spazio. Avrei voluto scrivere diverse volte, venivo qui, mi mettevo comoda ma poi al terzo rigo abbandonavo l'idea. E' passato così quest' anno. Un 2019 ricco di emozioni, giorni intensi e pianti isterici. Un anno fa avevo fatto una breve lista di buoni propositi. Non posso lamentarmi: sono andati quasi tutti a buon fine. Sognavo la Colombia e ci sono andata. Volevo dimagrire e ci sono riuscita. Volevo iscrivermi ad un corso di inglese e l'ho fatto. Non pensavo di trovare l'amore e invece mi ha sorpreso in un modo del tutto non convenzionale. Che poi chiamarlo amore mi fa ancora strano. Non ne sono sicura, ma da alcuni mesi c'è una persona che riempie i miei pensieri e le mie giornate e di questo posso solo ringraziare la vita. Avevo intenzione di cambiare lavoro, ci sono andata vicino ma la situazione non è cambiata. Unico neo del 2019. Confido nel nuovo anno. Una

[10/365] Ad una serie di cose.

Una volta credevo molto nel potere terapeutico della scrittura. Ci credo tuttora, ed ecco perché sono qua.  Come sempre, ogni volta che mi viene da scrivere, mi lascio ispirare da un evento della vita quotidiana, da un incontro inaspettato, da una canzone che ho ascoltato distrattamente alla radio e che riascolto con attenzione, da una foto che riappare mentre scorro la galleria del telefono.  Oggi mi sono ritrovata a chiacchierare con una persona nuova. Non abbiamo fatto grandi discorsi, ci siamo ritrovati semplicemente in un bar a parlare di sport, di medicina, di vita vissuta. Una chiacchierata dalle parole semplici, dai toni pacati, dai sorrisi misurati, dagli imbarazzi evidenti.  Poi sono tornata a casa sotto la pioggia. Lungo il ritorno, mi sono fermata per scattare una foto in uno dei punti che più amo del mio ameno paesello. Mentre mi arrampicavo su un muretto a secco per poter avere una visuale ampia di quello che stavo per fotografare, sono caduta sbattendo il ginocc

[9/365] Le coperte giuste.

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L'estate è passata in fretta. L'ho sentita arrivare con il suo classico ritardo per poi vederla passare veloce senza avere tempo a sufficienza per poterne godere le sue mille sfumature. Ormai mi ci sono abituata, ma fa sempre un po' male prendere atto che il tempo dell'estate è così breve. Sono ritornata qui dopo un po' di tempo. Ho riletto il mio ultimo post ricollocandolo nella mia memoria emotiva. Era il 21 giugno, mi sembra passata una vita, ma in realtà sono solo tre mesi. Avevo conosciuto da poco un tipo, mi è piaciuto subito. Mi piace tutt'ora, ma forse un po' meno. Camminiamo in due direzioni diverse, ogni tanto ci incontriamo, per il resto del tempo ci ignoriamo. Non vorrei scrivere di essermi abituata, non mi piace rendere asettico e insensibile il mio microchip emozionale, però, del resto, è un po' così. Quando ti rendi conto di non andare da nessuna parte, l'unica soluzione che hai tra le mani è fermarti e ripensare un attimo alla