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Visualizzazione dei post da luglio, 2017

[12/365] La chiave della felicità è la disobbedienza a quello che non c'è.

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#canzonedelgiorno Nell'ultimo periodo ho affidato molti miei stati d'animo alla musica.  Pensieri, emozioni, riflessioni, sono nati ascoltando semplicemente una canzone. Ho scritto, pedalato, rivolto lo sguardo fuori da un finestrino, macinato km, senza mai abbandonare il mio lettore mp3 o le mie playlist di Spotify.  E non posso nascondere che in molti casi la musica mi ha salvato.  Stasera sono inciampata in questa canzone. Mi ricorda molto il mio passaggio dall'adolescenza all'età adulta. Del resto ho conosciuto gli Afterhours quando ero ancora una bambina, per poi innamorarmene completamente durante la mia adolescenza.  Ci sono tanti ricordi legati agli Afterhours.  Il mio primo cd di musica alternative . La prima canzone d'amore che mi è stata dedicata e che ascoltavo incessantemente mentre ero in Spagna.  Il mio primo fidanzato serio. La sua batteria. Le sue lettere scritte a mano. Un concerto a Conversano, dove abbiamo accomp

[11/365] E.

Ieri è successa una cosa strana. Che poi tanto strana non è. Direi più piacevole, che strana. O forse piacevolmente strana. Ho risentito E. Era da un paio di mesi che non lo facevamo, del resto FB mi informava che la sua vita sentimentale andava a gonfie vele, mentre la mia faceva fatica a decollare. Gli unici tentativi di comunicazione erano legati a questioni lavorative, congressi, incontri, robe da medici insomma. Ieri però, non so per quale motivo, abbiamo cominciato a scriverci con la scusa di una foto su IG. Mi sono ricordata subito di un’altra foto che mi aveva mandato quando abbiamo cominciato a frequentarci e che conservo ancora. Del resto, di uno in camice bianco super abbronzato non si butta niente. Si chiama devozione alla divisa ospedaliera . E poi non posso negare che è stato uno dei ragazzi più belli che abbia mai frequentato. Abbiamo parlato di cazzate prima, di cose serie poi. E ho scoperto che la sua storia con la tipa del limone non va poi così tanto be

[10/365] Milano, ventricolo destro, piano di sopra.

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Da quando sono rientrata da Milano, mi capita spesso di volgere i pensieri al contrario, di arrotolare il nastro di questa esperienza e rivivere i momenti che ho lasciato alla voce Milano, ventricolo destro, piano di sopra.  Faccio questo esercizio più o meno tutti i giorni, mi basta guardare il calendario o l'agenda, guardare un numero e dirmi un mese fa ero qui, tre settimane fa stavo facendo questo. Insomma, l'app Accadde oggi di FB, ce l'ho anche io, nella mia testa. (Ma per favore non ditemi che sono una persona che guarda al passato perché io nella mia vita riconosco di avere il problema opposto).  Oggi, per esempio, è un giorno di quelli. Uno di quei giorni che mi hanno riportato violentemente indietro di un mese. A quando ero seduta in un baretto sui Navigli a sorseggiare uno spritz. Con il sole alle spalle e di fronte una persona che non avrei più rivisto. A quando, nonostante la mia jumpsuit fiorata, le zanzare si cibavano di me. A quando sorseggiavo Falag

[9/365] Una bugia.

Il brutto di chi non riesce a mentire è che glielo si legge in faccia. E se hai degli occhi che non passano inosservati, perché lo dico, lo ammetto e me ne vanto, io ho degli occhi così trasparenti, così grandi, così sinceri che delle menzogne non conoscono neanche il significato, capire che non stai bene viene facile. Ed oggi è così. Sarà per via del ciclo. Sarà per via delle canzoni che sto ascoltando. Sarà per via dei libri che sto leggendo. Sarà per il lavoro che continua a non piacermi ma ad affascinarmi (questa poi un giorno ve la spiegherò). Sarà per una serie di motivi che è presto scrivere, raccontare e sviscerare. Ma oggi ho degli occhi gonfi, stanchi, distrutti, struccati, pieni di lacrime. Perché sì, non mi vergogno a dirlo che proprio nel mezzo di una mattina che sembrava togliermi tutte le energie, sono scoppiata in un pianto senza freno. E ho ringraziato lo schermo del pc dietro il quale mi sono nascosta. Mi sono detta che passerà, perché tutto passa , del re

[8/365] Di ritorni.

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Il ritorno in Puglia è stato traumatico. A dire il vero lo è stato anche la partenza da Milano, che mi ha lasciato un'amarezza in bocca e non solo. Ho le ossa impregnate di delusione mista a stupore, ma va beh, è la vita, gli strappi non sono stati mai facili da sopportare, le distanze ancora meno. Del resto era tutto preventivato e altri luoghi comuni che continuo a ripetermi ormai da cinque giorni. Ho disfatto la valigia il giorno dopo essere tornata, non avrei voluto farlo, non ero pronta. Era il gesto conclusivo di questa esperienza durata così poco per le innumerevoli emozioni che il mio muscolo cardiaco ha dovuto sopportare. E non volevo concludere proprio nulla. Ma dovevo. Mi scorrevano in mente i momenti vissuti a Milano, più o meno intensamente, riponevo la roba nel mio armadio ricordando esattamente il momento in cui l'avevo indossata. Ho chiamato qualche amica, chiedendo aiuto. Lo so, sono plateale quando devo affrontare il dolore. Ma la verità è che f

[7/365] Le parole sono solo parole.

Le parole sono solo parole. A volte speriamo che siano l’espressione dei sentimenti che desideriamo ricevere. Il racconto del mondo che gli altri ci regalano. Il dono di loro. Ma sono solo parole. Valgono del valore che hanno. Che è temporaneo ed effimero. Spesso non sono neanche opinioni articolate. Quando vengono scritte poi, valgono anche meno che dette. Perché le parole pronunciate sono anche fiato, la vibrazione di una corda, se non altro la difficoltà di intonarle e di muoverle attraverso le labbra. Sono un bacio dato all’aria che costa più fatica.  E le persone sono solo persone. Non sono guide, non sono santi, non sono mostri, non sempre almeno. Solo Persone. Valgono il valore che li diamo, e neanche per tutto il tempo in cui glielo diamo. Le persone non sono i personaggi che dipingiamo su di loro. Non sono le presenze di cui abbiamo bisogno per riempire gli spazi della nostra vita. Non sono mezzi, ne fini, ne scopi, per dire a noi chi siamo noi. Non sono mai come saremmo