[7/365] Stream of consciousness

Non scrivo da molto tempo. Potrei dare la colpa alla vita che si è divorata letteralmente tutto il mio tempo, ma questa volta non lo farò.
Non lo farò perché la verità è che di tempo ne ho avuto tantissimo ma molto spesso mi sono mancate le parole. Eppure quello che è successo in questi mesi è davvero tanta roba. 
Adesso che sono un po' distante dai momenti no, così come da quelli yes, posso dire di aver vissuto intensamente ogni singola sensazione. E potrei raccontarla se solo avessi in tasca una manciata di parole giuste. Ma la verità è che in questi mesi sono rimasta spesso senza parole. Senza quella capacità di parlare e ragionare che mi contraddistingue da sempre.

L'inverno non è passato inosservato e indolore, ho combattuto con un sacco di mostri che mi hanno abitato il cervello per mesi. Non se ne sono andati ma ho imparato ad ignorarli un po'. Perché del resto è così che si fa con i tarli che ci mangiano dentro. Bisogna lasciarli in pace per un po', magari torneranno più affamati di prima o nel frattempo ti scaveranno subdolamente dentro, però non pensarci potrebbe essere analgesico per un po'.

La primavera è arrivata, prima fuori, poi dentro me. Dentro me che stavo cambiando, che mi stavo lasciando andare, persino alle paure.
Sono stata via di casa per un po', sempre con una valigia tra le mani, mostrando la parte più banale e frivola, nascondendo quella più riflessiva e malinconica. Ho pensato spesso all'immagine di me che gli altri si sarebbero costruiti. Li ho lasciati fare.
Passiamo la vita a preoccuparci continuamente degli altri. A cosa penseranno, a cosa potranno dire, a cosa faranno quando sapranno veramente chi siamo. Ma la verità è che non bisogna mai aspettarsi nulla. Nemmeno da se stessi. Dovremmo farci piccoli. Fare passi indietro. Metterci in discussione. Non pensare a quello che gli altri non faranno per noi, piuttosto chiederci cosa possiamo fare noi per gli altri.
Imparare l'umiltà, quella vera. Non quella da aggiungere al curriculum delle nostre autoreferenzialità. Imparare a non rimanerci male se qualcosa non va come vogliamo. E se succede, di rimanerci male, chiederci perché. E se fa ancora più male, perché posso assicurarvi che le risposte non sono mai piacevoli, chiedere spiegazioni che possano diventare cure. Non affidare agli altri le nostre frustrazioni. Non pensare che c'entrino sempre loro quando le cose non vanno nella nostra vita. Chiedersi, piuttosto, cosa non va in noi. Ripararlo. Averne cura come si fa con le ferite. Cercare i perché ma senza ossessioni. Lasciare che le cose accadano e ogni tanto arrenderci, perché è quando smettiamo di cercare le risposte che esse arrivano.

In questi mesi ho scoperto che ci sono tante cose che non vanno in me. E non mi sto rimproverando, né autocommiserando. Ne ho preso atto. Come si fa da persone adulte. I cambiamenti non sono mai repentini, spesso hanno bisogno di tempo anche loro. Ma esserne consapevoli è sempre un buon punto di partenza.

Sono ancora molto lontana dalla persona che vorrei essere ma sento dentro di me nidificare buone intenzioni. 
In questi mesi ho imparato una cosa che davo per scontato: bisogna avere pazienza. 
Nessuna pianta germoglia subito. Ha bisogno di un terreno fertile, di acqua e nutrienti per venire su. E soprattutto ha bisogno di tempo. 
Me ne sono presa un bel po' e continuerò a prendermelo per far germogliare dentro me sempre cose belle che mi facciano sentire compiuta. 
Del resto, forse, questa è l'unica cosa che possiamo augurarci sul serio. 

Commenti

  1. "In questi mesi ho scoperto che ci sono tante cose che non vanno in me. E non mi sto rimproverando, né autocommiserando. Ne ho preso atto. Come si fa da persone adulte".

    E' un sentimento che provo spesso anche io. A una certa età è difficile comunque cambiare, allora bisogna convivere con i nostri difetti e le cose che non vanno, sperando appunto che gli altri siano comprensivi. E per questo non dobbiamo preoccuparci di quello che pensano gli altri. Alla fine, parafrasando una canzone, "Io voglio essere, capito? Non essere capito".

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  2. Farsi un esame di coscienza non è da tutti, anzi è molto difficile e spesso ci mette in crisi profonde, da cui non sempre usciamo vincitori... però la volontà è tanto importante, in realtà è l'unica cosa che conta, per il resto c'è tempo. Chi va piano, va sano e va lontano, dicono ;)

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  3. A volte le parole mancano. E tu pensi, perché? Mi farebbero comodo un po' di parole, adesso. E invece niente. Silenzio. Forse è che dobbiamo imparare a viverci in quel silenzio? Forse è perché solo nel silenzio, possiamo provare a capirci?

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  4. Nessuna pianta famiglia subito.
    Questa è una grande lezione....Ho sempre sostenuto che osservare la natura insegnasse i segreti del vivere meglio

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