La torretta.

Ci sono dei posti, più dell'anima che di altri luoghi, che riescono a conciliarti con te stesso. Una specie di assoluzione senza peccati e senza preti. Avvolta nella misericordia del dio delle piccole cose. Dove il rumore delle onde e il sole caldo fanno da cornice.

Sono i posti in cui mi piace andare, dove ci passerei le ore, rischiando persino di perdermi proprio con l'intento di trovarmi.
Per me questo posto è una torre che affaccia sul mare, si trova proprio sull'ultima spiaggia, quella che segna poi la fine della litoranea del mio ameno paesello.

E' un posto a cui mi sono affezionata negli ultimi anni, quando ho scoperto che di lì si vedono dei tramonti spettacolari e che molto spesso puoi goderti la vastità del mare in totale solitudine.

E' il posto dove spesso mi rifugio per riflettere, per buttare giù qualche riga, per fare qualche foto, per parlare con me stessa (sì, nei momenti di pazzia faccio anche questo), ma soprattutto per ascoltarmi.
E' il posto dove inspiro lasciando entrare tutta l'aria che posso nei polmoni, quasi fosse un gesto di purificazione e espiazione allo stesso tempo.

E' uno di quei posti che ha fondamenta nel mio cuore, salde e forti. Come una casa costruita sulla roccia. Ne conosco i confini, l'andamento del terreno, dove portano le strade che si arrampicano sulla scogliera oltre la torre.
E conosco a memoria tutte le strade che questo posto riesce a solcarmi dentro, seguendo i miei vasi sanguigni e rigenerando le mie cellule. 

Ogni volta che voglio stare con me stessa o che la vita mi supplica di fermarmi, prendo la bici e vengo qui. Ci passo una manciata di minuti, a volte ore. Mi sfilo gli auricolari, che ho sempre con me, e ascolto il mare. Lo ascolto entrarmi dentro, penetrarmi e coprire tutto il marcio che mi porto dietro.

Domenica scorsa, io e la mia ansia ci siamo fermate qui. Ci siamo sedute una di fronte all'altra. Ci siamo guardate negli occhi e abbiamo scelto di firmare un armistizio. 
Lo sappiamo benissimo che i giorni che si affacciano a questa vita capricciosa non saranno facili. 
Che io non ami il Natale, ormai credo sia un fatto risaputo anche dai muri della mia stanza che mi hanno visto per anni piangere e disperarmi in silenzio per questo periodo dell'anno che incombe in maniera pesante nella mia vita.

Non riesco ancora a capire come mai io viva così male un periodo che per tutti è magico. Forse perché il Natale è un tempo che invita alla riconciliazione ed è evidente che la prima che dovrebbe riconciliarsi (ma non ci riesce) sono io.
E mi sforzo, prego, faccio l'indifferente, osservo, penso, ripenso, scappo, ritorno, ma quelle luci, quegli alberi, quella magia che tutti vedono rimane lì e, dispettosa, mi ricorda che ho bisogno di riconciliarmi. Prima con me e poi con il Natale, che dopo tutto non mi ha fatto nulla di male.
E allora scappo al mare. E vengo qui. Ai piedi di questa torretta a fare pace con me stessa.

Listening to: Ex- Otago: La nostra pelle

Commenti

  1. Se ti fa fare questo effetto, fai bene ad andarci ;)

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  2. Capisco l'ansia di cui descrivi l'incombenza sul tuo cuore,così come conosco il potere del mare e di alcuni luoghi dove ti senti risollevata. Sappi che alla fine è giusto non mollare mai ... Te lo dice una che ci sta riprovando.
    Sei carina pure :p sii forte contro la stronza ansia.
    Ciao cara Michy

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  3. Io sono una sostenitrice del perdersi per ritrovarsi, per trovare nuove soluzioni, nuovi problemi, nuove ansie, nuove cure all'ansia; nuovo quel che ti pare l'importante è che ci si perda per bene e che si scoprano cose che prima non si sapevano.

    La risposta più giusta ad ogni più segreta domanda è bisbigliata dal mare che ha in sé qualcosa di magico..

    :)
    In bocca al lupo per le feste, Barbara

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  4. anche io ho il mio giardino segreto sul mare.
    ci coltivo le stesse cose che ci coltivi tu.

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  5. bello questo post, azzeccato l'accostamento con la canzone degli ex-otago (lo so, il post è vecchio, ma che imprtanza ha.....)

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