Cosa avrei fatto se...

La vita del ricercatore non è semplice: o hai passione o... lascia perdere. Non solo, devi avere tanta curiosità, tanta pazienza, spirito di sacrificio, spirito di adattamento, vocazione e tanto altro. 
Ora non ditemi che anche per gli altri lavori è così, perché sono sicura che se i vostri ritmi fossero scanditi in funzione di esperimenti (che non sempre escono), ritirereste subito la frase incriminata. 
Fare il ricercatore è un po' come fare il medico: devi prenderti cura delle tue cellule o della tua idea così come il medico si prende cura dei suoi pazienti; devi somministrare il farmaco giusto per evitare che tutto vada a puttane. Insomma, devi essere meticoloso, preciso, attento, perché basta un piccolo errore e vanno via soldi, tempo, possibilità di concretizzare qualcosa.

Magari se tra qualche anno qualcosa si realizzerà anche nella mia vita, vi saprò dire meglio.
Per ora osservo, imparo e cerco di capire se questa può essere la mia strada. Ma vi assicuro che da quando ho messo piede in laboratorio, non ho avuto un attimo di tregua. 
A dir la verità, sono anche capitata in un periodo infelice...il team in cui lavoro sta per far uscire un nuovo lavoro e, alla scadenza del termine di consegna dei risultati per la pubblicazione del paper, potete immaginare come tutti siano un po' delle schegge impazzite. 
Esperimenti che non escono, cellule che non si attivano, topi che mancano, reagenti che non arrivano...insomma, l'aria che si respira non è proprio bellissima,è densa di stress...un po' come in una camera a gas, basterebbe accendere un fiammifero e salterebbe tutto in aria. 
Nonostante questo, ho trovato molta accoglienza e in tre settimane ho imparato un sacco di cose.

Sarà stata proprio la tensione o lo stress di questo periodo a offrirci lo spunto di riflessione per la pausa caffè davanti alla macchinetta stamattina.
L'autore del paper ha esordito dicendo che se avesse saputo cosa gli sarebbe aspettato, non avrebbe intrapreso questa strada, avrebbe continuato a fare il cameriere, come faceva durante gli studi, probabilmente, adesso si sarebbe potuto comprare una casa. 
Non potevo non rimanere in silenzio, anzi, ho dovuto un po' controbattere come mio solito. 
Massimo rispetto per chi fa il cameriere, ma forse non è il lavoro più divertente di questo mondo. 
Certo, neanche fare il ricercatore è divertente, ma almeno è stimolante
Quando facevo la cameriera l'unica cosa di stimolante che io ricordi erano le birre che bevevo gratis dietro il bancone e i soldi che intascavo a fine serata (non molti per la verità). Per il resto mi facevo venire la febbre ogni volta che arrivavano le 18 del sabato pomeriggio.

Lì per lì non ho detto molto, mi sono solo limitata a dire che qualsiasi lavoro uno fa, deve farlo perché gli piace e non per altro. Poi ho rimandato i miei colleghi alla lettura di questo articolo, che forse non c'entrava molto, ma mi sembrava un ottimo spunto per non considerare i nostri percorsi sbagliati. E nel mentre, ho cominciato a pensare a cosa avrei fatto io se non avessi studiato Biotecnologie.

Oggi, con tutto quello che so, che ho provato, che ho visto, dico che...
A) Avrei fatto la curatrice di mostre di arte contemporanea (per intenderci quella che non capisce nessuno - e che non capisco neanche io- ma che mi piace un sacco perché mi incuriosisce);

B) Avrei studiato ingegneria o architettura se fossi stata più portata per la matematica e per l'urbanistica e la progettazione;

C) Avrei aperto una libreria (beh questo potrebbe essere un sogno che per ora lascio nel cassetto e mi riservo di tirarlo fuori quando voglio - gli altri due, invece, sono in cassetti chiusi a chiave e la chiave è stata ovviamente buttata).

E voi cosa avreste scelto come alternativa a quello che fate?




Commenti

  1. Quanto agli sbocchi lavorativi non so dirti per il momento, ma per la scelta del corso di laurea, economia, sono stata felicissima.
    Alternativa?? Sempre il sogno delle forze armate oppure avrei studiato giurisprudenza.

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    1. Forse in un'altra vita avrei scelto giurisprudenza...ma meglio di no, troppi avvocati in giro! :-)

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  2. Io sto finendo il dottorato e con enorme gioia, alla fine, metterò un punto fermo sulla mia carriera da ricercatore :-D
    Non ne sono decisamente capace: la passione non mi manca, ma non riesco a concentrarmi su un unico campo troppo a lungo. Detesto l'iperspecializzazione, pur rendendomi conto che forse è inevitabile.
    Inoltre, assai più rognoso, da un lato facendo il ricercatore non smetti mai di lavorare; dall'altro, non puoi fare progetti a lungo termine, perché ormai nessun istituto ti assume più a tempo indeterminato.
    Capisco, pertanto, il tuo collega che vorrebbe tornare a fare il cameriere :-)

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    1. questa cosa dell'indeterminato la capisco...ma allo stesso tempo cerco di vederci l'aspetto positivo. ti permette di cambiare! (Se solo ci fosse molta offerta! ;-) )

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  3. La logopedica. Ho ancora tempo per realizzare il mio sogno però. Studiare lingue mi piace molto,però.. logopedia è sempre stato il mio sogno.

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    1. in bocca a lupo allora per la tua carriera e i tuoi studi!

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  4. Vatti a vedere Smetto quando voglio.. un punto di vista sui ricercatori disperati... perlomeno un sorriso sul panorama desolante te lo strapperà...

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    1. già visto...anche se per alcuni tratti l'ho trovato caricaturale!

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  5. Io studio Biologia cellulare e molecolare ed ho, da poco, iniziato a lavorare qualche pomeriggio nel supermercato di famiglia... Sai che c'è? Io non vedo un futuro... ormai completerò gli studi, ma a volte mi chiedo: a cosa servirà?

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    1. Mi sentivo così anch'io prima di laurearmi...ma credimi, rassegnarsi o essere pessimisti non serve a nulla. Complica solo le cose. Magari scoprirai che della biologia non te ne frega un cazzo e che magari ti piace lavorare nel supermercato, ma non pensare mai che non ci sia un futuro per te e per noi. Sarà solo diverso da quello che avevi immaginato.

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