Non avere un titolo per i pensieri del sabato pomeriggio.
Ho capito che posso dimenticare in fretta.
Che questa razionalità non mi piace. Ma mi serve. Mi aiuta. Ho messo da parte tutte le emozioni vissute con F. Non so neanche io come ho fatto a dimenticare la tempesta del mio stomaco che mi tormentava quando sono tornata da Lisbona. Però dovevo sopravvivere. E non con le sue non risposte. E così ho fatto da me, come sempre.
Mi sono affidata a quei due-tre neuroni che mi sono rimasti.
Ci sentiamo, certo. Ma non andiamo da nessuna parte insieme. Ci illudiamo che un telefono possa annullare le distanze e che poche parole possano farci sentire vicini.
Ci illudiamo.
Però io vado avanti. Faccio la mia vita.
E lascio che altri si affaccino sulla mia strada.
Non è bello chiudere così di botto in una scatola certe emozioni. E io mi sono accorta che, ormai, certi gesti mi vengono in automatico.
Ripeto: non è bello.
Perché quando diventi un automa in grado di gestire con perfezione le tue emozioni allora vuol dire che c'è qualcosa che non va. E nel mio microchip emozionale c'è sicuramente qualcosa che non va.
Ne sono sicura.
Non so dirvi cosa. Però se prima mi fissavo con qualcuno e trascinavo storie-non storie per mesi, adesso mi ritrovo a fare tutto il contrario. Quasi come se volessi archiviare subito il tutto senza che possa scalfirmi minimamente. Pensavo fosse un meccanismo di difesa, ma mi sto accorgendo che la difesa del mio cuore c'entra ben poco.
E' qualcosa di più profondo, qualcosa che era scritto già nel mio DNA prima che tutte le storie non andate a buon fine mi facessero male.
Sto andando leggermente sottovuoto per scoprirlo.
Forse troverò delle risposte e ve le racconterò.
Che questa razionalità non mi piace. Ma mi serve. Mi aiuta. Ho messo da parte tutte le emozioni vissute con F. Non so neanche io come ho fatto a dimenticare la tempesta del mio stomaco che mi tormentava quando sono tornata da Lisbona. Però dovevo sopravvivere. E non con le sue non risposte. E così ho fatto da me, come sempre.
Mi sono affidata a quei due-tre neuroni che mi sono rimasti.
Ci sentiamo, certo. Ma non andiamo da nessuna parte insieme. Ci illudiamo che un telefono possa annullare le distanze e che poche parole possano farci sentire vicini.
Ci illudiamo.
Però io vado avanti. Faccio la mia vita.
E lascio che altri si affaccino sulla mia strada.
Non è bello chiudere così di botto in una scatola certe emozioni. E io mi sono accorta che, ormai, certi gesti mi vengono in automatico.
Ripeto: non è bello.
Perché quando diventi un automa in grado di gestire con perfezione le tue emozioni allora vuol dire che c'è qualcosa che non va. E nel mio microchip emozionale c'è sicuramente qualcosa che non va.
Ne sono sicura.
Non so dirvi cosa. Però se prima mi fissavo con qualcuno e trascinavo storie-non storie per mesi, adesso mi ritrovo a fare tutto il contrario. Quasi come se volessi archiviare subito il tutto senza che possa scalfirmi minimamente. Pensavo fosse un meccanismo di difesa, ma mi sto accorgendo che la difesa del mio cuore c'entra ben poco.
E' qualcosa di più profondo, qualcosa che era scritto già nel mio DNA prima che tutte le storie non andate a buon fine mi facessero male.
Sto andando leggermente sottovuoto per scoprirlo.
Forse troverò delle risposte e ve le racconterò.
In realtà ci vorrebbe secondo me una abilità di mezzo, nel gestire le emozioni quando ci piace, e lasciarle andare quando è giusto. Ma forse è impossibile essere così quindi un po' invidio questo tuo dismettere le emozioni che non ti piacciono e non ti sono più utili... che non mi riesce tanto bene
RispondiEliminaOh Michi a volte mi ricordi me con certi discorsi, solo che io non riesco proprio a mettere tutto nella scatola emozionale subito come fai tu. L'etere mi dice che sei una brava ragazza, ti auguro ogni bene, buona domenica.
RispondiEliminatanta ammirazione, io non riesco a dimenticare subito.
RispondiEliminaBisogna ricordare ma senza avere rimpianti e rimorsi
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