Prima o poi torno.
L'ho promesso a me stessa. Devo tornare qui. Devo raccontarvi la mia vita. Devo scrivere qualcosa. E mica perché voglio sputtanarmi così, in modo gratuito. Ma perché ho bisogno di distendere i fili della mia esistenza. Prendere i fotogrammi uno per uno e guardarli da vicino. Analizzarli con quella meticolosità di cui solo uno scienziato è capace. E non perché mi sento tale, anche se vorrei esserlo. Eh, già. Quella parola fa così paura. Vorrei . Un tempo verbale tra futuro e desiderio. Nel frattempo accumulo stanchezza, la porto con me, peggio di un segno indelebile sulla pelle. La coccolo, la nutro, la bestemmio. E lei rimane con me. A breve ho un esame, ne avrò fatti una quarantina nella mia vita. Ma le sensazioni non cambiano. Le ansie restano. Le domande esistenziali pure. Sembra che non si cresce mai abbastanza di fronte alle prove della vita. Che poi chissà che cosa può succedere. Potrò incassare una bocciatura e tornare a casa sconfitta.