Crash into me.

Pensieri che vanno e vengono ormai da mesi. E' una pazzia e questo lo sapevo.
Lo sapevo quando ti ho visto la prima volta, quando mi sono voluta illudere che fossi un altro, che avevo visto male.
Piano, lentamente, per gioco. Parole, sguardi, emozioni. Stomaco chiuso.
Strategie, come se dovessimo rispettare delle regole per mentire a noi stessi.
E ci sono stata, me le sono imposta anche io quelle regole. Senza rispettarle.
Con la sola voglia di trasgredirle. Perché mica è semplice lasciar stare il tuo sorriso.
Rimane fin dentro i neuroni più nascosti. E poi quegli occhi.
Marroni, scuri, profondi. Fissi su di me.
L'imbarazzo di dover ammettere che, sì, stavi guardando proprio me all'angolo della strada.
Quella nudità stampata addosso, pregna del tuo sguardo.
Sarebbe tutto più semplice lasciar stare, rinunciare.
Come se quel no fosse la nostra salvezza.
E devo credere che sia così.
Perché io sono giovane e sento di aver commesso tanti errori. Pesanti, indelebili.
E tu ci sei dentro. Fino al midollo, fino all'ultima parte di me.
Quella che rimane incastrata nei pensieri la sera prima di andare a letto.
Perché io ti vedo, sei lì, nella mia Moleskine, nei miei occhi, nelle mie mani, nei miei discorsi dispersi per aria.
Sei tra le lenzuola, quando ci nascondo la testa cercando di prendere sonno.
E non vai via, rimani. E tutto questo mi piace, ma mi fa maledettamente male.



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