La vita è tutta qui?

Da quando sono a Verona, immancabilmente la mia mente, manco fosse un appuntamento prescritto dal medico, comincia a fare voli pindarici. 
E' ovvio che ne seguono pipponi dalle dimensioni cosmiche, ma ormai ci sto facendo l'abitudine e, in realtà, tutto questo a volte non mi dispiace, perché mi scopro abile in pensieri profondi e mi sento un po' la Pascal de noantri. 

In primis è il cuore che parla. Mi mancano i miei affetti, mi manca persino litigare con mia sorella, mi manca tantissimo la mia amica Emme. Il telefono, purtroppo, non sopperisce a queste mancanze, né ne allevia i sintomi. Per fortuna subentra sempre la ragione, che mi tengo stretta stretta e che rimette in riga tutte le mie cellule nervose.

Quando ho cominciato a scrivere questo post avevo tutt'altro in mente, ero appena tornata dal laboratorio, ho appoggiato la borsa sul letto e con la mano alla fronte mi sono detta la vita è tutta qui?
Mangiare, dormire, lavorare, andare in palestra, fare la spesa, fare l'amore - se si è fortunati, andare a cinema, fare shopping, mandare un messaggio su whatsapp agli amici lontani, lavare la roba, leggere un libro, guardare un episodio della nostra serie tv preferita. Davvero la vita è tutta qui?

No. Io non ci credo poi così tanto a questa ciclicità di azioni che si susseguono, scandendo le ore della nostra giornata. Della mia, della vostra.
Poi sono andata a farmi una doccia, ho cenato, ho preparato il pranzo per domani e ho lasciato che tutti i pensieri fluissero via.
Ma quando sono ritornata davanti al pc, ci ho ripensato. Davvero la vita è tutta qui?

Quando ero giù, sentivo che la mia vita era speciale. Ero fiera di come gestivo il mio tempo, di come incastravo i doveri e i piaceri, senza scontentare nessuno, nemmeno me stessa. Certo, molto spesso ne uscivo distrutta, perché non (mi) concedevo troppi no.

Adesso non posso tirare somme. E' prematuro e sciocco, ma ho paura che la mia vita si fermi a questo: la casa, il lavoro, la stanchezza che mi prende e che annienta tutti i buoni propositi. Forse è la paura più grande che ho da quando sono qui, ancor più di quella di non riuscire nel mio lavoro.

Ci vorrebbe un'altra doccia, forse renderebbe questa sera più leggera.

Mi sento pure stupida, perché sono sempre lì che penso e lascio che la vita scorri senza fare nulla.
Ma poi mi fermo e mi dico che non posso farci nulla, che questi pensieri ci sono ed è normale che mi vengano. Che è solo un periodo, che sto imparando l'abc della mia nuova vita, che sto conoscendo la mia nuova me, che ho deciso io di mettermi in gioco ed è giusto che sia così.

....forse è meglio che mi faccia un'altra doccia e vada a letto.


Commenti

  1. Michi, secondo me devi solo abituarti a questi nuovi ritmi... io ho fatto i tuoi stessi pensieri quando ho iniziato a lavorare e mi sembrava impossibile che la vita si riducesse a una corsa tra doveri e (pochissimi) piaceri. Era come se non ci fosse più tempo per pensare davvero a cosa stessi facendo, a chi stessi diventando, a dove stessi andando. Poi quando ci ho fatto l'abitudine, sono riuscita a vedere che in realtà oltre al quotidiano si riesce ancora a intravvedere qualcosa di più. Però, una cosa devo confessartela (ma magari vale solo per me), terminati i tempi dell'università purtroppo le cose cambiano e ci sono giorni talmente caotici che la vita sembra ridursi davvero solo ad una corsa. Comunque coraggio, sono sicura che tra qualche mese riuscirai a vederci "più chiaro"... e benvenuti i tuoi dubbi e le tue paure, che ti daranno sempre la possibilità di vivere la vita in modo più profondo e pieno!

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  2. Capita anche a me, la domanda che viene dopo - almeno per me - poi è "che senso ha"? ...e tralasciando la risposta del Vasco, al momento sono arrivata a questa conclusione... il senso lo danno le sporadiche gioie, ranngiungere un obbiettivo, realizzare un sogno, completare un progetto. E' poco e sopratutto "poco frequente" ma arriva...!

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  3. Secondo me sei solo affetta da malinconia di fine studi.
    Stai per raggiungere un traguardo, e più si avvicina e più pensi al dopo. ALLA SVOLTA.

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  4. Penso che ti trovi davanti a quel senso di disorientamento dovuto al cambiamento.Cambiare sposta gli equilibri e per ritrovarsi ci vuole un pò di tempo...

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  5. anche a me succede di farmi questa domanda.. capita a tutti, tranquilla!!
    sto sempre a lavare, stirare, cucinare ecc... ma in tutta questa monotonia cerco sempre di trovare il lato positivo... mentre stiro posso ascoltare un intero cd dei Beatles (vista la mole di roba che ho da stirare :D)..
    un abbraccio

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  6. Io mi sono persa tra la fine dell'universita' e l'inizio della vita da lavoratrice e adulta (?). Proprio persa. E mi sono sentita, e ancora mi sento, come dici tu. Io penso che eliminate le incombenze da studio, ci si debba re-inventare dopo 20 anni che si come si e', cosa si fa, dove si va. E reinventarsi non e' facile. Pazienta con te stessa, datti tempo ma poi regisci e insegui cosa ti rende felice per davvero. Non venire a troppi compromessi- rischi di perderti e non riconoscerti piu'. un abbraccione.

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  7. Un bel pensiero molto intrigante

    http://photographyfede.blogspot.it

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  8. Tutto qui?! E' una domanda che mi sono fatta spesso e che mi ha gettato nel panico ogni volta.
    Poi ho capito che la vita non è quello che faccio, è quello che sento, ogni microscopico ''sento'' che scandisce quello che faccio.

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  9. io me lo chiedo spessissimo.. anzi diciamo che i miei momenti di depressione sono dovuti spesso a questo genere di domande..

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