Le mie parole

Rileggo email vecchie. Ce ne sono diverse nella mia casella di posta elettronica. 
E' quasi intasata di vecchi ricordi, messi lì, in una sequenza di bit lasciata fuori dal mondo vero, quello fatto di occhi, di cose da toccare, annusare, scrutare, gustare. Rimangono lì, quasi fossero un prolungamento di uno di quegli angoli dispersi del nostro cervello. Gli stessi messi in luce dagli psicoterapeuti più bravi, quelli che con la storia dell'infanzia ti fregano sempre. 
Ci sono auguri di compleanno, di Buon Natale, lettere d'amore, scambi di video su youtube, spazi bianchi con semplici allegati di foto. 
Poi ne becco una. Poche righe, di quelle scritte di getto. Brevi. Concise. Sincere. 
Era il 19 luglio del 2007. Ricordo ancora benissimo lo stato d'animo con il quale ti ho scritto quella mail.
A quelle parole ci credevo davvero. Sapevo che non ti avrei rivisto, ma la sensazione di correrti incontro e dirti quello che ti avevo scritto la ricordo benissimo.
Che poi mica ci vuole chissà che per augurarsi buona vita. Basta solo un po' di coraggio. Quello necessario per guardarsi in faccia e lasciare andare via le lacrime. Quello tosto che mette a rigore qualsiasi paura. Io ne avevo le tasche piene. Ma non osavo metterci le mani. Perché sapevo che poi non ne avrei avuto il coraggio.
Sarei corsa da te, subito. Con un aereo oppure su uno di quei pullman dove le vecchiette cercano sempre di tirarti in mezzo ai loro discorsi.
E mica per dirti chissà che. Ti avrei ripetuto tutte le parole scritte in quella mail. Le avrei strappate dal cuore e messe direttamente nelle tue mani. Così, senza troppe congetture, senza troppe preoccupazioni. Senza troppe misurazioni cardiache. Si sa che strapparsi fa un po' male. Ma se lo strappo è infondo un dono, qualcosa di te che finisce nelle mani di un altro, il dolore è più sopportabile.
E invece sono rimasta lì, davanti al mio pc, davanti a quella sterile schermata. Con le mie parole, con quel coraggio che non ho trovato.
E oggi quelle parole sono ritornate alla luce, più forti che mai. Pronte a colpire, forti, dirette, pungenti.
Le mie parole, quelle che ti ho scritto.
Quelle a cui avrei voluto una risposta.
Quelle che ho voluto lasciarti come uno dei migliori auguri che potessi mai fare.
Quelle che non ho mai saputo dimenticare.
Quelle più vere che il mio cuore è stato in grado di pensare.
Quelle che ora è meglio cancellare.

Commenti

  1. e va be'. Io queste parole le sento molto mie.

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  2. Oddio, meglio che io non rilegga le mie vecchie mail, a parte per lo stile bimbominkioso, ma perché poi non oso immaginare i temi trattati.

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