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Visualizzazione dei post da 2018

[10/365] Ad una serie di cose.

Una volta credevo molto nel potere terapeutico della scrittura. Ci credo tuttora, ed ecco perché sono qua.  Come sempre, ogni volta che mi viene da scrivere, mi lascio ispirare da un evento della vita quotidiana, da un incontro inaspettato, da una canzone che ho ascoltato distrattamente alla radio e che riascolto con attenzione, da una foto che riappare mentre scorro la galleria del telefono.  Oggi mi sono ritrovata a chiacchierare con una persona nuova. Non abbiamo fatto grandi discorsi, ci siamo ritrovati semplicemente in un bar a parlare di sport, di medicina, di vita vissuta. Una chiacchierata dalle parole semplici, dai toni pacati, dai sorrisi misurati, dagli imbarazzi evidenti.  Poi sono tornata a casa sotto la pioggia. Lungo il ritorno, mi sono fermata per scattare una foto in uno dei punti che più amo del mio ameno paesello. Mentre mi arrampicavo su un muretto a secco per poter avere una visuale ampia di quello che stavo per fotografare, sono caduta sbattendo il ginocc

[9/365] Le coperte giuste.

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L'estate è passata in fretta. L'ho sentita arrivare con il suo classico ritardo per poi vederla passare veloce senza avere tempo a sufficienza per poterne godere le sue mille sfumature. Ormai mi ci sono abituata, ma fa sempre un po' male prendere atto che il tempo dell'estate è così breve. Sono ritornata qui dopo un po' di tempo. Ho riletto il mio ultimo post ricollocandolo nella mia memoria emotiva. Era il 21 giugno, mi sembra passata una vita, ma in realtà sono solo tre mesi. Avevo conosciuto da poco un tipo, mi è piaciuto subito. Mi piace tutt'ora, ma forse un po' meno. Camminiamo in due direzioni diverse, ogni tanto ci incontriamo, per il resto del tempo ci ignoriamo. Non vorrei scrivere di essermi abituata, non mi piace rendere asettico e insensibile il mio microchip emozionale, però, del resto, è un po' così. Quando ti rendi conto di non andare da nessuna parte, l'unica soluzione che hai tra le mani è fermarti e ripensare un attimo alla

[8/365] Non ho alternative.

Ho diversi modi di reagire al dolore. Delle volte scrivo, altre volte pedalo. Altre, cammino senza meta. Quando trasformo il dolore in energia, corro. Altre ancora me ne sto nel letto a rimuginare pensieri e a cercare di cancellarli. Non è un dolore vero, quello forse lo provo solo in alcuni momenti proprio bui. Dovrei chiamarlo malessere. Una specie di continuo martellamento all'altezza del cuore. Dei colpi di piccola intensità costanti e frequenti, che scavano piano piano, erodendo le fibre del miocardio una per volta. Però fa male, soprattutto se sei lì a pensarci. Sono giorni strani, in cui ho una pesantezza dell'essere che mi divora dentro. Non so se esistono parole esatte per descrivere come mi sento. So solo che nuovamente degli equilibri ricostruiti con molta fatica si sono spostati. O forse rotti. A distanza di quasi un anno sono nuovamente punto a capo. Ogni volta ho paura di arrivare ad un punto di non ritorno, poi mi ricordo che è solo un copione -con qualc

[7/365] Stream of consciousness

Non scrivo da molto tempo. Potrei dare la colpa alla vita che si è divorata letteralmente tutto il mio tempo, ma questa volta non lo farò. Non lo farò perché la verità è che di tempo ne ho avuto tantissimo ma molto spesso mi sono mancate le parole. Eppure quello che è successo in questi mesi è davvero tanta roba.  Adesso che sono un po' distante dai momenti no, così come da quelli yes, posso dire di aver vissuto intensamente ogni singola sensazione. E potrei raccontarla se solo avessi in tasca una manciata di parole giuste. Ma la verità è che in questi mesi sono rimasta spesso senza parole. Senza quella capacità di parlare e ragionare che mi contraddistingue da sempre. L'inverno non è passato inosservato e indolore, ho combattuto con un sacco di mostri che mi hanno abitato il cervello per mesi. Non se ne sono andati ma ho imparato ad ignorarli un po'. Perché del resto è così che si fa con i tarli che ci mangiano dentro. Bisogna lasciarli in pace per un po', mag

[6/365] I fiori che ti porti dentro

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Se mi dovessero chiedere Ti sei mai innamorata? Credo che risponderei di no.  Ci sono andata vicino, molto, ma non credo di aver mai perso completamente il cuore e la testa per qualcuno. Neanche quando ci ho speso i migliori anni della mia vita accanto a colui che credevo di amare. Potrei sembrare una pessima persona, ma ho da sempre avuto un'idea così nobile dell'amore che ho trovato difficile si potesse concretizzare facilmente.  Però è successo che, in età adulta e non molto tempo fa, conoscessi una persona. Una di quelle che quando ho visto per la prima volta ho subito pensato che non avrei più rincontrato. E non chiedetemi perché, ma se lo avessi beccato per strada non li avrei dato due soldi per una serie di motivi che non sto qua ad elencare.  Però poi mi ha baciato in una maniera inaspettata dopo qualche calice di vino. E io mi sono sentita diversa.  Non so spiegarvi cosa esattamente è cambiato dentro di me, ma ho sentito lo stomaco restringersi in una manier

[5/365] E' stato un compleanno triste.

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Da quando ho ricordi, ho sempre amato il mio compleanno. Lo attendevo con ansia mista a gioia perché, si sa, stare al centro dell'attenzione è sempre stato il mio modo per riscattarmi da tutto quell'amore che sentivo di non ricevere.  Così, già a partire da dicembre, pensavo al compleanno che si avvicinava, a come lo avrei festeggiato, alle persone che avrei voluto fossero con me, anche solo per cinque minuti. E mi stupivo nel constatare ogni volta che c'erano tutti. Ma proprio tutti. Dagli amici più cari, a quelli più lontani, ai parenti invadenti, agli ex dimenticati facilmente, alle persone che ho incrociato distrattamente lungo il mio cammino. In ordine sparso, ma ci sono sempre stati. Ogni anno.  E ieri il copione si è ripetuto. Sin dalle prime ore del mattino il telefono ha cominciato a squillare. Chiamate, messaggi, bacheche lampeggianti. E mentre tutto questo succedeva io me ne stavo sola per le strade di Milano a pensare alla mia vita.  E' stato un c

[4/365] Te lo ricordi lo zucchero filato?

C'è un profumo d'estate che arriva dalla finestra in questa sera umida di gennaio. Il freddo lo preserva, il naso ne avverte l'essenza. E' il profumo di una serie di sere che se ne stanno allineate nei ricordi. Te lo ricordi lo zucchero filato?  Di quando eravamo sotto il palco a cantare a squarciagola quel motivetto così scemo, dall'accento psichedelico e dai ritmi adolescenziali? Ti raccontai, dopo il concerto, di quando, da piccola, mia madre non mi comprava mai lo zucchero filato perché aveva paura delle carie ai denti. E io avevo paura dei dentisti. Che poi in realtà ce l'ho anche adesso questa assurda paura. Siamo scoppiati a ridere. E allora ho cominciato a comprarmi lo zucchero filato da grande. Quando di sabato sera andavo al luna park con le mie amiche di scuola. Era buonissimo. C'era anche al gusto fragola, ma io preferivo il classico. Mi piaceva sporcarmi le labbra di zucchero appiccicoso e poi leccarmi le dita. E poi mi hai dato un

[3/365] Bolivia.

Il nuovo disco della Michelin mi piace. Non lo avrei detto come non avrei mai detto che avrei ascoltato la Michelin. Ma è successo. E devo dire che non mi dispiace. Bolivia è una canzone dell'ultimo album, una di quelle che ho ascoltato con più attenzione. All'inizio dell'anno mi sono promessa di farmi un regalo. E' un periodo di merda, sono due mesi senza lavoro, anche se scrivere una tesi può essere considerato altrettanto un lavoro. Soprattutto se ti costringe a stare 8-9 ore davanti al pc. Non vedo l'ora che questo periodo si concluda.  Se mi dovessero chiedere, in questo momento, qual è l'errore più grande commesso nella tua vita?  Risponderei sicuramente il dottorato . Sto pensando di fuggire solo che fino alla discussione dovrò restare qui. E allora dicevo....all'inizio dell'anno mi sono promessa un viaggio. Soldi permettendo, certo. E' il regalo che voglio farmi per essere riuscita a sopportare questo periodo per 3 anni

[2/365] Sottovuoto.

E' una sensazione strana. E' come un pugno alla pancia.  Stringe, blocca i muscoli, poi il respiro. Sale fino alla gola, poi riscende ripercorrendo tutto l'esofago fino allo stomaco di nuovo.  E' la visione di una fotografia. Un sorriso immaginato, degli occhi verdi che non hai dimenticato.  E' una testa appoggiata a quella pancia che diffonde calore.  Una domanda violenta, che non lascia risposte, che assilla l'anima. Ti chiedi perché.  Un cerchio che non riesci a chiudere, neanche con il viaggio più lontano che ti imponi di fare.  Sottovuoto.  Chiudere gli occhi, addormentare i pensieri. Basterebbe andare sottovuoto per un po' per non sentire quel pugno alla pancia.  E' così che vorrei stare. Sottovuoto. Giusto il tempo di lasciare che quel pugno faccia meno male. Che quegli occhi verdi impressi nei miei circuiti cerebrali smettano di essere verdi e diventino del colore di tutti gli occhi che non ho mai guardato.  Il tempo che

[1/365] Ricominciare.

Buon anno. Comincio così, con l'augurio più prevedibile, il mio primo post di questo 2018. Penso di essere una pessima padrona di casa. Una di quelle che va via, lasciando un po' in disordine, ricordandosi di ritornare a casa solo quando è necessario, solo per controllare che va tutto bene. Mi sento un po' così nei confronti di questo blog, ma devo ammettere che il tempo per la scrittura per gli altri si è molto ridotto negli ultimi due anni, per lasciare spazio a foto da condividere su Instagram o pagine da riempire nella mia Moleskine. E' stato un anno difficile e bello allo stesso tempo, ma non ho voglia di fare bilanci. Ho riassunto il mio 2018 qui .  Sono tornata qui per vedere come sto. Per dirmi che, sebbene il 2017 non si sia concluso nel migliore dei modi, da questo 2018 mi aspetto tanto e che, in fondo, andrà tutto bene. Ho terminato il dottorato, sono senza lavoro da un mese, e ogni giorno mi sforzo di credere che ce la farò. Me lo merito, continuo a