Bisogna perdersi per ritrovarsi?
Domenica mattina sono stata a trovare un'amica.
Una di quelle amiche molto sagge, poche a dire il vero, che ho.
Una di quelle che per necessità devo andare a trovare sempre e solo io, perché il contrario non potrà avvenire mai se non in rarissimi casi.
Inutile starvi a dire che è stata una chiacchierata piacevole, una di quelle che ogni tanto bisogna concedersi per mettersi a nudo senza vergogna, con la sicurezza che in cambio si può solo ricevere parole di conforto, ma anche cazziatoni, che poi a stento devi trattenere le lacrime.
Essendo 4 mesi che non ci vedevamo, potete immaginare la miriade di cose da dire.
Ma in questo caso non puoi metterti a fare un reso conto dettagliato della tua vita, sapendo per giunta di non avere altri 4 mesi per parlare.
E così il fulcro della conversazione si è ridotto ai soliti argomenti: laurea-uomini-storie non storie-amici e soprattutto Michi.
Come sta Michi?
Ah, bella domanda. So che non avrebbe voluto un bene, grazie.
E già lì fai una faticaccia enorme, perché stai bene, ma dentro di te c'è un casino enorme che difficilmente riesci a gestire. Nei momenti di pura razionalità ti senti wonder woman, ma purtroppo non siamo progettate per essere dei robot. Con un tasto di accensione on/off da usare a nostro piacimento. Almeno noi donne.
Perché vi sto dicendo questo?
Perché vi sto raccontando le mie ennesime pippe mentali?
Perché ieri mi veniva in mente questa conversazione, mi veniva in mente che lei ad un certo punto mi ha chiesto: e tu sei libera?
Eh, no. No, che non sono libera.
Perché quando dovevo esserlo, non sono stata me stessa. Non sono stata quello che mi porto dentro, quello che è la mia storia, la mia testa, il mio cuore, la mia bocca.
Scusate, lo so che sono poco chiara. Ma raccontarvi 4 anni su per giù di un percorso iniziato con me stessa, per me stessa e da me stessa non è semplice.
In tutto questo, ieri sera pensavo che- e l'ho anche scritto su Twitter- che è una minchiata quella frase che dice che bisogna perdersi per poi ritrovarsi. Maquandomai.
Io ogni volta che mi sono persa ho combinato macelli.
Anche perché, io e il senso di orientamento siamo come il giorno e la notte.
Ironia a parte, ho quasi sempre deciso di perdermi appositamente convinta che la violenza della stabilità è un modo di morire a metà.
Afterhours a parte, sì, non ho mai amato la stabilità, la linearità delle convinzioni, la staticità delle abitudini, l'immobilità delle situazioni stantie, la monotonia dei luoghi comuni.
Ho voluto sempre fare di testa mia, avere un'idea diversa, perché io sono diversa.
Una sorta di auto-violenza per sfuggire a tutte quelle convinzioni e a quelle aspettative che noi donne siamo bravissime ad alimentare. Perché il fine ultimo era ritrovarsi. Era poter dire, cavolo se questo mi è servito, cavolo se ho imparato qualcosa. E invece.
E invece a volte ho avuto bisogno quasi di un viaggio all'inverso, per poter tornare al punto in cui mi ero persa, ma questa volta con la cartina.
E invece a volte ho rimpianto quella stabilità, quel luogo comune del si stava meglio quando si stava peggio.
E invece a volte ho dovuto ammettere che poi tanto diversa non sono, che quel perdersi non ha fatto altro che rincarare la dose di smarrimento.
E allora ha avuto senso perdersi, se poi ritrovarsi non è stato semplice?
Ha avuto senso perdersi, se ritrovarsi non è stato il risultato di quel perdersi?
Ai posteri l'ardua sentenza - che poi quella è Il cinque maggio e io sono un po' in anticipo.
...Se un sogno si attacca come una colla all'anima
tutto diventa vero tu invece no
ma puoi quasi averlo sai
puoi quasi averlo sai
e non ricordi cos'è che vuoi
Ha ancora un senso battersi contro un demone
quando la dittatura è dentro te?
Lotti, tradisci, uccidi per ciò che meriti
fino a che non ricordi più che cos'è
puoi quasi averlo sai!
e non ricordi cos'è che vuoi
fare parte di un amore anche se è finito male
fare parte della storia anche quella più crudele
liberarti dalla fede e cadere finalmente
tanto è furbo più di noi
questo nulla questo niente
puoi quasi averlo sai...
Una di quelle amiche molto sagge, poche a dire il vero, che ho.
Una di quelle che per necessità devo andare a trovare sempre e solo io, perché il contrario non potrà avvenire mai se non in rarissimi casi.
Inutile starvi a dire che è stata una chiacchierata piacevole, una di quelle che ogni tanto bisogna concedersi per mettersi a nudo senza vergogna, con la sicurezza che in cambio si può solo ricevere parole di conforto, ma anche cazziatoni, che poi a stento devi trattenere le lacrime.
Essendo 4 mesi che non ci vedevamo, potete immaginare la miriade di cose da dire.
Ma in questo caso non puoi metterti a fare un reso conto dettagliato della tua vita, sapendo per giunta di non avere altri 4 mesi per parlare.
E così il fulcro della conversazione si è ridotto ai soliti argomenti: laurea-uomini-storie non storie-amici e soprattutto Michi.
Come sta Michi?
Ah, bella domanda. So che non avrebbe voluto un bene, grazie.
E già lì fai una faticaccia enorme, perché stai bene, ma dentro di te c'è un casino enorme che difficilmente riesci a gestire. Nei momenti di pura razionalità ti senti wonder woman, ma purtroppo non siamo progettate per essere dei robot. Con un tasto di accensione on/off da usare a nostro piacimento. Almeno noi donne.
Perché vi sto dicendo questo?
Perché vi sto raccontando le mie ennesime pippe mentali?
Perché ieri mi veniva in mente questa conversazione, mi veniva in mente che lei ad un certo punto mi ha chiesto: e tu sei libera?
Eh, no. No, che non sono libera.
Perché quando dovevo esserlo, non sono stata me stessa. Non sono stata quello che mi porto dentro, quello che è la mia storia, la mia testa, il mio cuore, la mia bocca.
Scusate, lo so che sono poco chiara. Ma raccontarvi 4 anni su per giù di un percorso iniziato con me stessa, per me stessa e da me stessa non è semplice.
In tutto questo, ieri sera pensavo che- e l'ho anche scritto su Twitter- che è una minchiata quella frase che dice che bisogna perdersi per poi ritrovarsi. Maquandomai.
Io ogni volta che mi sono persa ho combinato macelli.
Anche perché, io e il senso di orientamento siamo come il giorno e la notte.
Ironia a parte, ho quasi sempre deciso di perdermi appositamente convinta che la violenza della stabilità è un modo di morire a metà.
Afterhours a parte, sì, non ho mai amato la stabilità, la linearità delle convinzioni, la staticità delle abitudini, l'immobilità delle situazioni stantie, la monotonia dei luoghi comuni.
Ho voluto sempre fare di testa mia, avere un'idea diversa, perché io sono diversa.
Una sorta di auto-violenza per sfuggire a tutte quelle convinzioni e a quelle aspettative che noi donne siamo bravissime ad alimentare. Perché il fine ultimo era ritrovarsi. Era poter dire, cavolo se questo mi è servito, cavolo se ho imparato qualcosa. E invece.
E invece a volte ho avuto bisogno quasi di un viaggio all'inverso, per poter tornare al punto in cui mi ero persa, ma questa volta con la cartina.
E invece a volte ho rimpianto quella stabilità, quel luogo comune del si stava meglio quando si stava peggio.
E invece a volte ho dovuto ammettere che poi tanto diversa non sono, che quel perdersi non ha fatto altro che rincarare la dose di smarrimento.
E allora ha avuto senso perdersi, se poi ritrovarsi non è stato semplice?
Ha avuto senso perdersi, se ritrovarsi non è stato il risultato di quel perdersi?
Ai posteri l'ardua sentenza - che poi quella è Il cinque maggio e io sono un po' in anticipo.
...Se un sogno si attacca come una colla all'anima
tutto diventa vero tu invece no
ma puoi quasi averlo sai
puoi quasi averlo sai
e non ricordi cos'è che vuoi
Ha ancora un senso battersi contro un demone
quando la dittatura è dentro te?
Lotti, tradisci, uccidi per ciò che meriti
fino a che non ricordi più che cos'è
puoi quasi averlo sai!
e non ricordi cos'è che vuoi
fare parte di un amore anche se è finito male
fare parte della storia anche quella più crudele
liberarti dalla fede e cadere finalmente
tanto è furbo più di noi
questo nulla questo niente
puoi quasi averlo sai...
se hai imparato a conoscerti meglio,a capire + cose di te,anche soffrendo...bè forse un pò si senso perdersi l'ha avuto...
RispondiEliminaLa cosa importante è secondo me usare un filo di arianna quando ci si perde così,senza meta...altrimenti ritrovarsi è complicato come dici te.
mia cara le tue considerazioni sono le conferme del perdersi per ritrovarsi. ma sappi che ci vuole tempo. sicuramente tu e solo tu sai cosa hai passato ma anche io prima della fase biondino (parlo almeno n campo sentimentale) ho sofferto da cani e sbagliato su risbagliato, mi sono fiondata a capofitto in relazioni conoscenze incontri con la convinzione di cio che facevo. a distanza di mesi sono riuscita a capire tanto di me e degli altri e dei motivi che hanno spinto me e altri ad agire in determinati modi perciò fidati...tutto ciò che hai un giorno avrà un senso:) e non ci sarà pentimento perchè quello è importante: capire che ogni cosa che si fa la si fa per noi, per conoscerci e misurarci. un abbraccio da una che ti capisce piu di quanto immagini
RispondiEliminaè sempre così che va la vita e meno male che a volte c'è un'amica saggia... non perché sia lei a dirci cose di noi che inconsciamente conosciamo già, ma perché si ha l'esigenza di uno sfogo e quelli fatti da sole davanti allo specchio non contano o non funzionano abbastanza
RispondiEliminabuon proseguimento
Uh, che domanda difficile. L'idea di perdersi fa molta paura, ma forse se si dice che una volta che ci si è ritrovati sarà meglio, probabilmente c'è un fondo di verità...
RispondiEliminaNella vita si incontrano alti e bassi, sembra quasi una montagna russa, la cosa più importante in assoluto è non perdere mai l'affetto per noi stessi. Bisogna che ci amiamo, i nostri difetti, i nostri dubbi, le nostre colpe, i nostri meriti sono un di più...se stiamo bene con noi stessi il resto verrà da sé e ci sentiremo invincibili e forti.
RispondiEliminaE' bello quello che hai scritto della tua amica, deve essere fiera di quello che senti per lei e di come la vedi.
Questo è ciò che chiamo VERA AMICIZIA, quando due amiche non si vedono da tanto, ma il loro affetto non svanisce affatto! :D
Io credo che il senso della vita sia nella vita stessa e mi rammarica vedere come molte donne perseguano ostinatamente una direzione preimposta ed egoista, al punto di credere di meritarsi la felicità solo al prezzo di qualche sofferenza.
RispondiEliminaHa detto bene Melinda: "se stiamo bene con noi stessi il resto verrà da sé e ci sentiremo invincibili e forti", appunto, ci sentiremo, non è detto che lo saremo.
Invece credo che necessitiamo di perderci fino alla follia, (altra parola abusata e logora nel significato, dato che la follia, è solo un pregiudizio comune a molti, non un terreno di nostra conoscenza ed esperienza.
noi tutti per capire in fondo le nostre debolezze e imparare a misurarci con la nostra umanità, cosa che evidentemente non va più così tanto di moda, necessitiamo più che mai di perderci e rantolare nel buio e nell'ombra della vita.
Credo nell aiuto fino ad un certo punto perchè se ognuno di noi è stato degno di essere, non dico felice ma almeno sereno in gioventù è proprio perchè era in grado di ignorare "un certo atteggiamento" e il proprio giudizio conseguente, acquisito in età più adulta nei confronti della vita stessa.
Saluti.
Volevo anche aggiungere che non esiste un manuale per stare al mondo, così come non esiste la saggezza come idea.
RispondiEliminaOgnuno può ambire però ad esserlo nella propria persona.
Michi, che carino il tuo blog! Mi sono aggiunta ai tuoi followers. Ti ho trovata per caso, in realtà stavo cercando delle verità in fondo alla frase "A volte bisogna smarrirsi più volte per ritrovarsi con se stessi". Ma sarà vero? Intanto ho letto qualche tuo post, mi piace come scrivi e ritrovo alcune mie sensazioni... :)
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