Cose del weekend e riflessioni serissime.
Ho passato un weekend da sballo. Roba da impasticcati doc. Sì, ma di paracetamolo, al massimo.
Non sono uscita se non per un caffè con un amico che dovevo salutare prima che ritornasse in Inghilterra. Non avevo tantissima voglia di incontrare laggente.
E così mi sono rifugiata tra le mie cose: il pc, il divano, Spotify, i libri e Sky Arte.
Ho finito di leggere Avrò cura di te di Gramellini&Gamberale e ho cominciato Gli amori difficili di Calvino. Ho scritto tantissimo, ma non sul blog ovviamente.
Nel mio cervello alberga una nuova idea, che per ora è stata solo condivisa con la mia Minnie Moleskine, qualche file word e il mio amico che è ritornato in Inghilterra.
Ho visto qualche puntata di Fargo che avevo lasciato in sospeso, un documentario su Veermer e uno su Ciampi (Piero).
Conoscevo Ciampi solo di nome, la sua fama di artista maledetto ed ubriacone mi è stata resa nota in seguito ad una canzone dei Baustelle (Baudelaire). Non conoscevo i suoi testi e sapevo pochissimo, se non nulla, della sua vita professionale e privata.
In seguito allo speciale, andato in onda su SkyArte lo scorso 19 gennaio e che io ho visto ieri sera, Piero Ciampi-poeta, anarchico, musicista, mi sono accorta di essermi persa per anni un genio, più che della musica, della poesia. Io azzarderei anche un genio della vita.
Piero Ciampi non era una persona facile. Amante fedele della bottiglia, un irrequieto di natura, aveva tutte le carte in regola per essere un artista: aveva un carattere melanconico, beveva come un irlandese, se incontrava un disperato non chiedeva spiegazioni (cit. Ha tutte le carte in regole dello stesso Ciampi).
Un poeta maledetto, vagabondo rissoso, un'anima inquieta e tormentata alla quale era difficile avvicinarsi, stragista di cuori (le sue due donne, l'irlandese Moira e la romana Gabriella, lo lasciarono - credo per disperazione), che però fu in grado di scrivere dei testi forti e affascinanti, in grado di dare una via di fuga a tutti i suoi tormenti interiori.
Fondamentalmente Piero era un uomo come noi, semplicemente con una più forte insofferenza nei confronti dell'esistenza, un'indigestione che lo rendeva inquieto, folle e allo stesso tempo profondo.
Oggi ho consacrato la mia giornata al cazzeggio. Non ho fatto niente se non andare a messa.
Sì, sono ritornata tra i banchi della mia parrocchia, dopo averci messo piede l'ultima volta il giorno di Natale.
C'era un prete che era tutto un programma. Un po' gaio, a dire la verità, che ha fatto un'omelia assurda, grottesca e della quale ricordo ben poco. E va beh. Diciamo che mi sono distratta facilmente perché alle mie spalle c'era un 20enne superfigo, che ho rivisto dopo circa 6-7 anni.
Ecco, ora la mia riflessione, serissima, è questa: perché quando avevo io 20 anni, ma anche qualcosa in meno, i miei coetanei erano tutti dei cessi? Ma proprio tutti eh. Tant'è che io ho avuto sempre ragazzi molto più grandi di me.
E invece adesso assisto, impotente, a questo trionfare di giovani bronzi di riace dal capello selvaggio- che vorresti metterci le mani subito, il baffetto bohèmienne e lo stile (sottolineo lo stile, che i miei coetanei all'epoca manco sapevano cosa fosse) da intellettualoide maledetto.
Perché? I miei ormoni vorrebbero tanto delle risposte.
Insomma, mi sono fatta distrarre piacevolmente da questo post-adolescente, che mi ricordava tanto il toyboy, che la messa è passata in secondo piano.
Però la domanda resta. Ed è un'ingiustizia, tutto questo.
Non sono uscita se non per un caffè con un amico che dovevo salutare prima che ritornasse in Inghilterra. Non avevo tantissima voglia di incontrare laggente.
E così mi sono rifugiata tra le mie cose: il pc, il divano, Spotify, i libri e Sky Arte.
Ho finito di leggere Avrò cura di te di Gramellini&Gamberale e ho cominciato Gli amori difficili di Calvino. Ho scritto tantissimo, ma non sul blog ovviamente.
Nel mio cervello alberga una nuova idea, che per ora è stata solo condivisa con la mia Minnie Moleskine, qualche file word e il mio amico che è ritornato in Inghilterra.
Ho visto qualche puntata di Fargo che avevo lasciato in sospeso, un documentario su Veermer e uno su Ciampi (Piero).
Conoscevo Ciampi solo di nome, la sua fama di artista maledetto ed ubriacone mi è stata resa nota in seguito ad una canzone dei Baustelle (Baudelaire). Non conoscevo i suoi testi e sapevo pochissimo, se non nulla, della sua vita professionale e privata.
In seguito allo speciale, andato in onda su SkyArte lo scorso 19 gennaio e che io ho visto ieri sera, Piero Ciampi-poeta, anarchico, musicista, mi sono accorta di essermi persa per anni un genio, più che della musica, della poesia. Io azzarderei anche un genio della vita.
Piero Ciampi non era una persona facile. Amante fedele della bottiglia, un irrequieto di natura, aveva tutte le carte in regola per essere un artista: aveva un carattere melanconico, beveva come un irlandese, se incontrava un disperato non chiedeva spiegazioni (cit. Ha tutte le carte in regole dello stesso Ciampi).
Un poeta maledetto, vagabondo rissoso, un'anima inquieta e tormentata alla quale era difficile avvicinarsi, stragista di cuori (le sue due donne, l'irlandese Moira e la romana Gabriella, lo lasciarono - credo per disperazione), che però fu in grado di scrivere dei testi forti e affascinanti, in grado di dare una via di fuga a tutti i suoi tormenti interiori.
Fondamentalmente Piero era un uomo come noi, semplicemente con una più forte insofferenza nei confronti dell'esistenza, un'indigestione che lo rendeva inquieto, folle e allo stesso tempo profondo.
Oggi ho consacrato la mia giornata al cazzeggio. Non ho fatto niente se non andare a messa.
Sì, sono ritornata tra i banchi della mia parrocchia, dopo averci messo piede l'ultima volta il giorno di Natale.
C'era un prete che era tutto un programma. Un po' gaio, a dire la verità, che ha fatto un'omelia assurda, grottesca e della quale ricordo ben poco. E va beh. Diciamo che mi sono distratta facilmente perché alle mie spalle c'era un 20enne superfigo, che ho rivisto dopo circa 6-7 anni.
Ecco, ora la mia riflessione, serissima, è questa: perché quando avevo io 20 anni, ma anche qualcosa in meno, i miei coetanei erano tutti dei cessi? Ma proprio tutti eh. Tant'è che io ho avuto sempre ragazzi molto più grandi di me.
E invece adesso assisto, impotente, a questo trionfare di giovani bronzi di riace dal capello selvaggio- che vorresti metterci le mani subito, il baffetto bohèmienne e lo stile (sottolineo lo stile, che i miei coetanei all'epoca manco sapevano cosa fosse) da intellettualoide maledetto.
Perché? I miei ormoni vorrebbero tanto delle risposte.
Insomma, mi sono fatta distrarre piacevolmente da questo post-adolescente, che mi ricordava tanto il toyboy, che la messa è passata in secondo piano.
Però la domanda resta. Ed è un'ingiustizia, tutto questo.
ciao Michi tra una sistemazione e un' altra (svuotamento valigia) ho visto il post ho visto il soggetto della foto stra sexy .....poi leggo pure post e rispondo pure al post......per adesso sbavo :)))))))
RispondiElimina:)))) allora devo mettere più spesso foto così! ;)
Eliminaio dico che ormai il mondo è a testa in giu'. punto.
RispondiEliminacavolicchio quante cose in un solo malato weekend, che poi chi dice che a casa non c'è niente da fare io non è che lo capisca poi molto!
RispondiEliminaIl mio non era proprio malato...però diciamo che stando a casa, ho fatto un sacco di cose! Non soltanto divano ;)
EliminaIo di ventenni belli ne vedo pochi eh...dimmi un po' dove sta questa chiesa :P
RispondiEliminaMa solo perché li guardi con gli occhi di una 20enne ;)
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