Bacio le mie ferite, sporche, profonde, infette. Le ferite che nessuno vede, e che, distratta, copro ogni volta che mi guardo dentro. Ferite che cancello con i miei pensieri sempre rivolti ad altro. Quei pensieri che mi fanno sentire diversa, strana, a volte inadeguata. Bacio queste ferite in un periodo che non mi appartiene, che mi fa sentire pellegrina, straniera, senza alcun cordone legato alla mia terra, al mio modo di fare, strafare, sognare. Ferite sporche di irragionevoli discorsi, buttati lì, come se fossero pagine accartocciate e lasciate ingiallire al sole. Le mie ferite, che poi tanto mie non sono. Quelle profonde, che nessuno ha mai sfiorato e toccato. Ferite che gettano lacrime su sentieri troppo asciutti, su pensieri scritti male, su frasi dimenticate, come i bigliettini lasciati al vento. Infette di principi persi tra le parole, di gocce nostalgiche che ogni attimo si susseguono disturbando la mia quiete, di macchie stese sul passato che difficilmente vanno