Hemingway
Hemingway si chiedeva se fosse necessario essere emotivamente stabili affinché la scrittura fosse buona. Non so se ha trovato risposte alla sua domanda, so solo che io per scrivere devo essere emotivamente instabile (viziata ed insensibile, giusto per rimanere baustelliana). Come lo sono adesso e come lo ero ieri, quando ho riaperto il mio vecchio blog.
Ho riletto solo gli ultimi mesi prima di chiuderlo per un senso inspiegabile di angoscia.
Minchia ma quanto ero pesante da 1 a blocco di cemento armato?
Ero, sicuramente, fortemente instabile a livello emotivo.
Il 99% dei miei post erano monotematici: questo amore non corrisposto per siamosoloamici. Io, lui, la sua indifferenza, io che sguazzavo nel dolore, lui che spargeva il suo seme nell'interland dell'ameno paesello.
Poi stop. Zac! Un bel taglio. Chiuso il blog, chiuso questo rapporto marcio, che inspiegabilmente e per fortuna è diventata una sana amicizia.
Ricordo che all'epoca, per entrare nella parte della depressa affetta da un'insensato mal de vivre, mi comprai i Fiori del male di Baudelaire, e passavo ore e ore sulle panchine in pieno centro a Bari a crogiolarmi nei miei moti esistenziali. Mah.
Non che adesso le cose siano cambiate, ma di certo non mi affliggo pensando ai poeti maledetti. O forse sì, visto che sono passata agli artisti. Comunque.
E' cambiata la mia scrittura, così come sono cambiata io. Ho cominciato a scavare sul serio, ci ho visto mille me, le ho viste lottare tra loro, fare la pace, prendersi a parolacce, ignorarsi e abbracciarsi. E' stato uno spettacolo bellissimo. Ma doloroso. Che non sempre ho potuto raccontare. Ma sono sicura che qualcosa è venuto fuori, attraverso questo blog e tutti i file che ho sparso ovunque.
Continuo a guardarmi dentro e vedo un fluttuare di personalità che cercano di trovare un accordo, con scarsi risultati. Ma...è davvero necessario?
E' davvero necessario mettere d'accordo quello che siamo dentro, i nostri innumerevoli io?
Non sarebbe meglio lasciare che la nostra o le nostre anime scelgano la strada più congeniale alla loro essenza, lasciando la razionalità fuori dalla porta?
Pirandello aveva ragione. Siamo uno, nessuno e centomila. Possiamo avere la fortuna di sentirci unici agli occhi di chi ci ama o a chi semplicemente ci sorride al semaforo. E un secondo dopo essere nessuno nel caos di un ipermercato, nel traffico di città o dietro la scrivania a lavoro. E poi siamo centomila, anime fluttuanti, disconnesse da qualsiasi luogo o cosa che possa regalarci un senso di appartenenza. Vaghiamo alla ricerca di un'identità, magari tra quelle stesse maschere che ci siamo scelti con cura. Chi sono io? Ha davvero importanza saperlo? Perché mettersi necessariamente un'etichetta?
Sei tu, la tua vita, la tua verità, la tua profondità. Non ti basta? Essere se stessi ha un costo esagerato che non possiamo sempre permetterci, ma in ogni caso vale sempre la pena farsi qualche debito quando in gioco c'è la vita.
Come sono finita da Hemingway a Pirandello, passando per Baudelaire? Non lo so. E' tutto merito della mia instabilità emotiva (o mentale).
E' necessario vivere
bisogna scrivere
all'infinito tendere
ricordati Baudelaire
L'ultima pagina che hai letto
è stata un toro in mezzo al petto
ma stai tranquilla non è niente
è solo vita che entra dentro
il fuoco che ti brucia il sangue
quella è l'anima.
Può anche non piacerti il mondo
o forse a lui non piaci te
comunque questa è un'altra storia,
questa è Hemingway
Siamo piante rampicanti. Ecco hai presente le bucanville? Decine di rami contorti nativi da un unico ceppo stretto e ritorto che si affollano sui basamenti a loro concessi e talvolta osano allungarsi nel vuoto in cerca di fortuna. Diventiamo mastodontici che sembriamo alberi ma non portiamo peso, infondo, nessuno se non il nostro stesso. E siamo così porpora d'estate e rovi d'inverno. E pieni di spine crudeli che non ti puoi avvicinare. L'autunno porta i nostri fiori ad ammantarsi come tappeti rosa e gialli. La primavera ci risveglia nella voglia di soffocare qualcosa. Ci lasciamo potare dalla vita. Ci addomestichiamo in filari e cespugli. Ma siamo rampicanti.
RispondiElimina... Volevo scriverti una cosa, ma poi ho letto del commento di prima, sui rampicanti, e...
RispondiEliminaWow...
aah, come ti capisco! io mi trovo ogni giorno in lotta con una parte di me e non è una cosa sempre piacevole. Ma se non ci fossero questi conflitti, come potremmo crescere? E cambiare, migliorare, maturale..
RispondiEliminaun abbraccio! :)