La lezione di Steve Jobs sulla bellezza, un esempio per i politici
Quando Steve Jobs raccontava d’aver lasciato l’università per seguire un corso di calligrafia, non svelava soltanto un aspetto del proprio carattere e di una biografia straordinaria.
La madre studentessa, com’è noto, aveva abbandonato il piccolo Steve dopo la nascita per finire gli studi. Jobs ricorda a tutti quanto è importante la bellezza nelle scelte della vita e quanto sia al centro del mercato. Senza quella scelta bizzarra e in apparenza futile, Apple non avrebbe avuto caratteri tanto belli. Quando, da ragazzo, ho cominciato a fare il giornalista, indeciso fra altri mestieri, la scelta estetica ha contato almeno quanto la formazione politica e perfino più del bisogno di trovare in fretta un lavoro finito il liceo (all’epoca, in Italia si veniva assunti anche a diciannove anni). La mia Olivetti 22 mi sembrava l’oggetto più perfetto del mondo. Almeno fino a quando non ho visto la linotype, una specie di macchina magica per trasformare le parole in piombo. Il giornale in sé miè sempre parso un’opera d’arte e provo una fitta allo stomaco ogni volta che penso all’estinzione del quotidiano su carta. Gli italiani nell’editoria hanno avuto un ruolo centrale, hanno inventato con Gianbattista Bodoni i caratteri moderni. Più o meno gli stessi che 250 anni dopo hanno fatto la fortuna della Apple e di Jobs, quindi di Windows e di Bill Gates, imitatori dei primi. Prima avevamo fatto la fortuna della Olivetti, che avrebbe potuto diventare come la Apple. Se esistesse un grande politico in Italia dovrebbe fare un discorso sulla bellezza. Perché è da qui che bisogna ripartire per uscire dalla crisi. Dalla capacità storica italiana di produrre bellezza. Quando si scorre l’album del boom economico anni Sessanta, quello che rimane è un’infinita serie di oggetti magnifici: la Vespa, la Giulietta, la Lancia, la 500, le lampade Fontana e Castiglioni, le plastiche Moplen, i frigoriferi Ignis, la poltrona Sacco, le cucine e si potrebbe continuare per pagine e pagine. Ancora oggi le quattrocento medie industrie esportatrici sulle quali si fonda la ricchezza nazionale, devono gran parte del successo al senso del bello, che producano vestiti o macchinari, occhiali o simulatori di volo. A un giovane ambizioso, oggi bisognerebbe consigliare di seguire un corso di calligrafia, invece del master alla Bocconi per imparare a far soldi in Borsa. Tanto, se andiamo avanti così, presto non ci sarà più niente su cui speculare.
(Curzio Maltese)
jobs è sicuramente un genio dei nostri tempi...però i mac potrebbero anche costare un pò meno :P
RispondiEliminaMolto bello e interessante questo post!
RispondiEliminacome non essere d'accordo con le parole di maltese?
RispondiEliminasì, va be', domani lascio il dottorato in fisica e vado a seguire un corso di acquerello... avanti, Maltese: capisco che l'euforia sia tanta, dopo aver annunciato per 10 anni l'imminente fine di Silvio, ma lo sa che Monti metterà una tassa sui discorsi da fanboy, vero?
RispondiElimina;-)